CAMMINO MISSIONARIO
2016 - 2017
PROSSIMO INCONTRO
lunedì 30 gennaio 2017
ore 21:00
a Torino
c/o Parrocchia di S. Francesco di Sales
via Malta, 42
lunedì 30 gennaio 2017
ore 21:00
ore 21:00
a Torino
c/o Parrocchia di S. Francesco di Sales
via Malta, 42
c/o Parrocchia di S. Francesco di Sales
via Malta, 42
😇😇😇😇😇😇😇😇😇
TESTIMONI
DI GIUSTIZIA
Dal Vangelo
di Matteo (25,40)
In verità vi dico: tutto quello che
avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a
me”.
š›œDa
“Evangelii Gaudium” di papa Francesco
🌞 La nostra risposta
d’amore non dovrebbe intendersi come una mera somma di piccoli gesti personali
nei confronti di qualche individuo bisognoso, il che potrebbe costituire una
sorta di “carità à la carte”, una serie di azioni tendenti solo a tranquillizzare
la propria coscienza. La proposta è il Regno di Dio: si tratta di amare Dio che
regna nel mondo. Nella misura in cui egli riuscirà a regnare tra di noi, la
vita sociale sarà uno spazio di fraternità, di giustizia, di pace, di dignità
per tutti … La missione dell’annuncio della Buona Novella di Gesù Cristo
possiede una destinazione universale. Nulla di quanto è umano può risultargli
estraneo. La vera speranza umana genera sempre storia … Non si può più
affermare che la religione deve limitarsi all’ambito privato e che esiste solo
per preparare le anime per il cielo. Sappiamo che Dio desidera la felicità dei
suoi figli anche su questa terra … ne deriva che la conversione cristiana esige
di riconsiderare specialmente l’ordine
sociale e il conseguimento del bene comune … La terra è la nostra casa comune e
tutti siamo fratelli … la Chiesa non deve e non può rimanere ai margini
della lotta per la giustizia. Tutti i
cristiani sono chiamati a preoccuparsi della costruzione di un mondo migliore
(nn. 180-183).
🌞 Dalla nostra fede
in Cristo fattosi povero - e sempre vicino ai poveri e agli esclusi – deriva la
preoccupazione per lo sviluppo integrale dei più abbandonati della società …
questo suppone che siamo docili e attenti ad ascoltare il grido del povero e a
soccorrerlo … Rimanere sordi a quel grido ci pone fuori dalla volontà del Padre
e dal suo progetto … E la mancanza di solidarietà verso le sue necessità
influisce direttamente sul nostro rapporto con Dio … “Voi stessi date loro da mangiare” (Mc. 6,37) ciò implica sia la
collaborazione per risolvere le cause strutturali della povertà e per
promuovere lo sviluppo integrale dei poveri, sia i gesti più semplici e
quotidiani di solidarietà di fronte alle miserie molto concrete che incontriamo
… creare una nuova mentalità che pensi in termini di comunità, di priorità
della vita di tutti rispetto all’appropriazione dei beni da parte di alcuni … A
volte si tratta di ascoltare il grido di interi popoli … Il pianeta è di tutta
l’umanità e per tutta l’umanità. Il solo fatto di essere nati in un luogo con
minori risorse o minor sviluppo non giustifica che alcune persone vivano con
minore dignità (nn. 186-190).
🌞 Per la Chiesa
l’opzione per i poveri è una categoria teologica prima che culturale,
sociologica, politica o filosofica … Siamo chiamati a scoprire Cristo nei
poveri, a prestare ad essi la nostra voce nelle loro cause, ma anche ad essere
loro amici, ad ascoltarli, a comprenderli e ad accogliere la misteriosa
sapienza che Dio vuole comunicarci attraverso di loro … Questa attenzione
d’amore per l’altro è l’inizio di una vera preoccupazione per la sua persona e
a partire da essa desidero cercare effettivamente il suo bene. Questo implica
apprezzare il povero nella sua bontà propria, con il suo modo di essere, con la
sua cultura, con il suo modo di vivere la fede. L’amore autentico è sempre contemplativo, ci permette di servire
l’altro non per necessità o per vanità, ma perché è bello al di là delle apparenze … Solo a partire da questa
vicinanza reale e cordiale possiamo accompagnarli adeguatamente nel loro
cammino di liberazione … E’ indispensabile prestare attenzione per essere
vicini a nuove forme di povertà e di fragilità in cui siamo chiamati a
riconoscere Cristo sofferente, anche se questo apparentemente non ci porta
vantaggi tangibili e immediati. I senza tetto, i tossicodipendenti, i
rifugiati, i popoli indigeni, gli anziani sempre più soli e abbandonati, … (nn.
198-210).
🌞 Come esseri umani
non siamo dei meri beneficiari, ma custodi delle altre creature. Mediante la
nostra realtà corporea, Dio ci ha unito tanto strettamente al mondo che ci
circonda, che la desertificazione del suolo è come una malattia per ciascuno, e
possiamo lamentare l’estinzione di una specie come fosse una mutilazione …
Piccoli ma forti nell’amore di Dio, tutti i cristiani siamo chiamati a prenderci cura della fragilità del popolo e del mondo
in cui viviamo (nn. 215-216).
Dalla Costituzione Fondamentale
🔥 Nella
contemplazione del mistero dell’Incarnazione, viviamo la compassione di Cristo
verso l’uomo, soprattutto quando il volto di Dio in lui è sfigurato (Cost. n.
6).
🔥 Gesù si fa uno di
noi, assume ferite e bellezze dell’umanità e la innesta nella sua vita divina.
E’ il Salvatore, la Verità che libera l’intelligenza e il cuore, risposta al
desiderio di essere felice (Cost. n. 14).
🔥 Abitati dalla
Parola, siamo costantemente in ricerca di Dio insieme ai nostri fratelli … in
fiducioso abbandono alla Provvidenza, accogliamo le sfide del mondo
contemporaneo e cerchiamo risposte evangeliche con opere di misericordia
adeguate ai tempi … ci impegniamo a individuare le frontiere del mondo
contemporaneo e a discernere il modo con cui situarci nelle zone di frattura, …
ci apriamo alla comprensione del pensiero e delle domande di senso dell’uomo di
oggi e ci lasciamo interpellare dai germi di verità presenti in ogni uomo,
cultura, religione, in un dialogo fatto di parole e di silenzio, di servizio e
di presenza (Cost. nn. 17-22).
ORA TOCCA A ME:
🐰 Il cristiano è
missionario per costituzione. Che cosa significa per me essere missionario?
Chi/che cosa porto? Perché?
🐰 Come sono
disposta/o a mettermi in gioco in questo nuovo anno nella mia vita di tutti i
giorni?
😇😇😇😇😇😇😇😇😇
2015 - 2016
ESPERIENZE DI MISSIONE
PERU'
La maggior parte di noi si porta dentro, da sempre, un viaggio, che non
è una semplice visita o una vacanza, ma un sogno. E va crescendo a poco a poco,
costruendosi una delicata architettura". GRAZIE PERU' E GRAZIE AMICI
INCONTRATI PER LE EMOZIONI CHE CI AVETE REGALATO!


FOGGIA - CAMPO MIGRANTI STAGIONALI

MANDATO MISSIONARIO
ROMA MONTEMARIO 2-5 GIUGNO 2016
San Domenico
fu uomo capace di "viaggiare" incontrando uomini e donne a cui parlò
di Dio . Era capace di viaggiare fermandosi anche ore e ore per stare con chi
aveva sete di Verità... Come lui cerchiamo di " viaggiare" e non di
spostarci solamente ...




25 GENNAIO 2016
... DALLA PARTE DEI POVERI ...
“Esci dalla tua terra e va' dove ti mostrerò ... sempre con te sarò”
Abramo non partire, non andare,
non lasciare la tua terra,
cosa speri di trovar?
ma la gente è differente, ti è nemica,
dove speri di arrivar?
Quello che lasci tu lo conosci,
il tuo Signore cosa ti dà?
"Un popolo, la terra e la promessa",
La rete sulla spiaggia abbandonata
l'han lasciata i pescatori,
son partiti con Gesù.
La folla che osannava se n'è andata,
ma il silenzio una domanda
sembra ai dodici portar:
Quello che lasci tu lo conosci,
il tuo Signore cosa ti dà?
"Il centuplo quaggiù e l'eternità",
parola di Gesù.
ASCOLTIAMO LA PAROLA (Mc 2,
1-12)
Ed entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era
in casa e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti
alla porta; ed egli annunciava loro la parola. Si recarono da lui con un
paralitico portato da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a
causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov'egli si trovava e,
fatta un'apertura, calarono la barella su cui giaceva il paralitico. Gesù,
vista la loro fede, disse al paralitico: "Figlio, ti sono perdonati i tuoi
peccati". Erano seduti là alcuni scribi, che pensavano in cuor loro: “Perché
costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati se non Dio solo?”. E
subito, Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro:
"Perché pensate così nei vostri cuori? Che cosa è più facile: dire al paralitico: “Ti sono perdonati i peccati”,
o dire: “Alzati, prendi la tua barella e cammina”? Ora, perché sappiate che
il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati, dico a te
- disse al paralitico -: alzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua". Quello
si alzò, prese la sua barella e se ne andò in presenza di tutti e tutti si
meravigliarono e lodavano Dio dicendo: "Non abbiamo mai visto nulla di
simile!".
“Vedendo la loro fede,…” Gesù si compiace della solidarietà nei confronti di quell’uomo malato:
è in forza del coinvolgimento e delle fiducia dei quattro che il Signore è
spinto ad agire. Affidarsi a Lui è coinvolgersi
con la comunità; coinvolgersi con gli
ultimi è coinvolgersi con Lui.
Coinvolgersi con i poveri non significa considerarli esclusivamente come destinatari di aiuti economici
– quasi che la povertà fosse solo materiale –, ma significa invece far
riscoprire loro la propria dignità di persone. Che
cosa è più facile: dire al paralitico: “Ti sono perdonati i peccati”, o dire: “Alzati,
prendi la tua barella e cammina”?
SPEZZARE IL PANE CON GLI ESCLUSI – dal libro “Sulle Strade di Pasqua”, P. Alex Zanotelli
P. Alex
Zanotelli è un missionario Comboniano che ha
vissuto per 12 anni nella baraccopoli di Korogocho in Kenya, dove sono i più
poveri fra i poveri, i più esclusi fra gli esclusi. Attualmente è rientrato in
Italia, ha scelto di vivere inserito in un quartiere popolare di Napoli e si
impegna nell'animazione di gruppi, comunità e associazioni in tutta Italia.
Esco
da tre giorni d'inferno (Korogocho è esplosa il 9-10 agosto in un'orgia di
violenza). Finisco ora di parlare con una ragazza: è sola con tre bambini, ha
fame... È la fine della strada, per lei. Piange. Sono gli inferni quotidiani
dei poveri.
Ci
sono dei momenti in cui mi sento rivoltare dentro, stomaco e tutto! A volte mi
sembra di "stravagare". E non sono solo le reazioni di un bianco dal
cuore tenero! Rivedo la rabbia di un nostro catechista, Ochieng, davanti allo
spettacolo di un vecchietto trovato morto su un mucchio di immondizie:
"Oggi mi vergogno - esclama Ochieng - di essere un uomo". È quello
che sento quando donne e ragazze svuotano il sacco delle loro miserie:
"Non mi resta che buttarmi nell'acquitrino!". Corpi di donne... corpi
di uomini... corpo di Cristo! Corpo spezzato nelle vite distrutte, nei corpi
crocifissi dei nostri fratelli... È quello che sento specie alla sera quando
vado nelle baracche a celebrare l'eucaristia. Con i malati di AIDS: segno che
il Papi vuol loro bene.
Alla
luce di lampade a petrolio, in baracche fatiscenti, con lo spettro della
miseria attorno... mi ritorna spesso nel cuore il ritornello: "Ma che pane
spezzo dentro questa realtà? Sto forse recitando una commedia? Ma quale corpo
di Cristo?". E ricordo le drammatiche parole di Paolo alla piccola
comunità cristiana di Corinto che celebrava la "cena del Signore"
alla maniera greca, cioè dove i pochi ricchi mangiavano e i poveri (molti)
guardavano. "Il vostro - scrive Paolo incavolato - non è più un mangiare
la cena del Signore!". È solo una farsa, una beffa insostenibile!
"Avevo
fame ... " (Mt 25). "Io trovo che c'è più transustanziazione in
questo versetto che non nel pane e nel vino", afferma il grande pensatore
Lévinas, scomparso recentemente. "Il termine
"transustanziazione" è evidentemente eccessivo - scrive il teologo
francese Bruno Chenu. Ma non è una ragione per edulcorare la forza del
messaggio. Il povero nella sua indigenza è volto del Cristo. L'identificazione non è generalizzata ma
personalizzata: ogni volto di povero è l'icona di Dio. E perciò spesso
diventa rivelatore del cattivo ordine del mondo, denuncia dell'ingiustizia
regnante. Attualizzando il Cristo, il povero attualizza il giudizio di Cristo
su ogni società". Oggi più che mai abbiamo bisogno di una teologia il cui
cuore sia la Parola letta dalla parte delle vittime (l'unica lettura possibile!)
poiché il Papi è Papi di tutti i crocifissi della storia. Abbiamo bisogno,
anche nel cuore del sistema, di teologie che proclamino queste verità, questa
buona novella.
“Esci dalla tua terra e va' dove ti mostrerò ... sempre con te sarò”
Abramo non partire, non andare,
non lasciare la tua terra,
cosa speri di trovar?
ma la gente è differente, ti è nemica,
dove speri di arrivar?
Quello che lasci tu lo conosci,
il tuo Signore cosa ti dà?
"Un popolo, la terra e la promessa",
La rete sulla spiaggia abbandonata
l'han lasciata i pescatori,
son partiti con Gesù.
La folla che osannava se n'è andata,
ma il silenzio una domanda
sembra ai dodici portar:
Quello che lasci tu lo conosci,
il tuo Signore cosa ti dà?
"Il centuplo quaggiù e l'eternità",
parola di Gesù.
ASCOLTIAMO LA PAROLA (Mc 2,
1-12)
Ed entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era
in casa e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti
alla porta; ed egli annunciava loro la parola. Si recarono da lui con un
paralitico portato da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a
causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov'egli si trovava e,
fatta un'apertura, calarono la barella su cui giaceva il paralitico. Gesù,
vista la loro fede, disse al paralitico: "Figlio, ti sono perdonati i tuoi
peccati". Erano seduti là alcuni scribi, che pensavano in cuor loro: “Perché
costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati se non Dio solo?”. E
subito, Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro:
"Perché pensate così nei vostri cuori? Che cosa è più facile: dire al paralitico: “Ti sono perdonati i peccati”,
o dire: “Alzati, prendi la tua barella e cammina”? Ora, perché sappiate che
il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati, dico a te
- disse al paralitico -: alzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua". Quello
si alzò, prese la sua barella e se ne andò in presenza di tutti e tutti si
meravigliarono e lodavano Dio dicendo: "Non abbiamo mai visto nulla di
simile!".
“Vedendo la loro fede,…” Gesù si compiace della solidarietà nei confronti di quell’uomo malato:
è in forza del coinvolgimento e delle fiducia dei quattro che il Signore è
spinto ad agire. Affidarsi a Lui è coinvolgersi
con la comunità; coinvolgersi con gli
ultimi è coinvolgersi con Lui.
Coinvolgersi con i poveri non significa considerarli esclusivamente come destinatari di aiuti economici
– quasi che la povertà fosse solo materiale –, ma significa invece far
riscoprire loro la propria dignità di persone. Che
cosa è più facile: dire al paralitico: “Ti sono perdonati i peccati”, o dire: “Alzati,
prendi la tua barella e cammina”?
SPEZZARE IL PANE CON GLI ESCLUSI – dal libro “Sulle Strade di Pasqua”, P. Alex Zanotelli
P. Alex
Zanotelli è un missionario Comboniano che ha
vissuto per 12 anni nella baraccopoli di Korogocho in Kenya, dove sono i più
poveri fra i poveri, i più esclusi fra gli esclusi. Attualmente è rientrato in
Italia, ha scelto di vivere inserito in un quartiere popolare di Napoli e si
impegna nell'animazione di gruppi, comunità e associazioni in tutta Italia.
Esco
da tre giorni d'inferno (Korogocho è esplosa il 9-10 agosto in un'orgia di
violenza). Finisco ora di parlare con una ragazza: è sola con tre bambini, ha
fame... È la fine della strada, per lei. Piange. Sono gli inferni quotidiani
dei poveri.
Ci
sono dei momenti in cui mi sento rivoltare dentro, stomaco e tutto! A volte mi
sembra di "stravagare". E non sono solo le reazioni di un bianco dal
cuore tenero! Rivedo la rabbia di un nostro catechista, Ochieng, davanti allo
spettacolo di un vecchietto trovato morto su un mucchio di immondizie:
"Oggi mi vergogno - esclama Ochieng - di essere un uomo". È quello
che sento quando donne e ragazze svuotano il sacco delle loro miserie:
"Non mi resta che buttarmi nell'acquitrino!". Corpi di donne... corpi
di uomini... corpo di Cristo! Corpo spezzato nelle vite distrutte, nei corpi
crocifissi dei nostri fratelli... È quello che sento specie alla sera quando
vado nelle baracche a celebrare l'eucaristia. Con i malati di AIDS: segno che
il Papi vuol loro bene.
Alla
luce di lampade a petrolio, in baracche fatiscenti, con lo spettro della
miseria attorno... mi ritorna spesso nel cuore il ritornello: "Ma che pane
spezzo dentro questa realtà? Sto forse recitando una commedia? Ma quale corpo
di Cristo?". E ricordo le drammatiche parole di Paolo alla piccola
comunità cristiana di Corinto che celebrava la "cena del Signore"
alla maniera greca, cioè dove i pochi ricchi mangiavano e i poveri (molti)
guardavano. "Il vostro - scrive Paolo incavolato - non è più un mangiare
la cena del Signore!". È solo una farsa, una beffa insostenibile!
"Avevo
fame ... " (Mt 25). "Io trovo che c'è più transustanziazione in
questo versetto che non nel pane e nel vino", afferma il grande pensatore
Lévinas, scomparso recentemente. "Il termine
"transustanziazione" è evidentemente eccessivo - scrive il teologo
francese Bruno Chenu. Ma non è una ragione per edulcorare la forza del
messaggio. Il povero nella sua indigenza è volto del Cristo. L'identificazione non è generalizzata ma
personalizzata: ogni volto di povero è l'icona di Dio. E perciò spesso
diventa rivelatore del cattivo ordine del mondo, denuncia dell'ingiustizia
regnante. Attualizzando il Cristo, il povero attualizza il giudizio di Cristo
su ogni società". Oggi più che mai abbiamo bisogno di una teologia il cui
cuore sia la Parola letta dalla parte delle vittime (l'unica lettura possibile!)
poiché il Papi è Papi di tutti i crocifissi della storia. Abbiamo bisogno,
anche nel cuore del sistema, di teologie che proclamino queste verità, questa
buona novella.
PROSSIMO INCONTRO
mercoledì 9 marzo 2016 ore 21:00
a Torino
c/o Parrocchia di S. Francesco di Sales
via Malta, 42
mercoledì 9 marzo 2016 ore 21:00
a Torino
c/o Parrocchia di S. Francesco di Sales
via Malta, 42
c/o Parrocchia di S. Francesco di Sales
via Malta, 42
21 DICEMBRE 2015
... DALLA PARTE DEI POVERI ...
“… e il
Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi …”
(Gv. 1, 14)
Simbolo: i regali
DONO FARE DONI
ESSERE DONO
DIVENTARE DONO
ASCOLTIAMO LA
PAROLA
Dal Vangelo di Marco (3, 13-19)
Gesù salì poi sul monte, chiamò a sé ed
essi andarono da lui. Ne costituì Dodici - che chiamò apostoli, perché stessero con lui e per
mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni. Costituì
dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo,
figlio di Zebedeo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di
Boanèrghes, cioè «figli del tuono»; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo,
Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda
Iscariota.
Gesù passa la notte in preghiera, poi scende e ne crea dodici. Le
finalità sono chiare: stare con lui, cioè fare esperienza di lui, per predicare
il vangelo e per allontanare il Maligno. Tutto qui. Questa è la chiesa: la
comunità di quelli che stanno con lui, che predicano il vangelo, che
allontanano il Maligno. Non chiedete altro alla chiesa, non aspettatevi altro
da lei. Ma la cosa straordinaria è quell'elenco su cui passiamo come se niente fosse.
Quei dodici nomi scolpiti nella storia. Se non avessimo alle spalle duemila
anni di catechismo sobbalzeremmo leggendo questo elenco! Dodici nomi che
indicano dodici personalità opposte, inconciliabili. Gesù mette assieme
pescatori e intellettuali, ultratradizionalisti come Giacomo e Zeloti, cioè
terroristi, come Simone, ebrei ortodossi a pubblicani... Che sfida! Di più:
Gesù ha pregato tutta la notte per avere con lui un uomo come Giuda. Si sarà
sbagliato? Eppure sotto la croce tutti fuggiranno: Gesù forse vuole dirci
qualcosa di nuovo, di eclatante. Vedete, amici, se questa è la prima comunità,
il modello a cui ispirarci, abbiamo di che riflettere. La chiesa non raccoglie
i primi della classe, i giusti, i perfetti, non è un club di gente con gli
stessi interessi cultural-religiosi. No. E’ il popolo radunato dal Signore,
così diversi eppure uniti dallo stesso Cristo.
Dio si fa
dono in Gesù Cristo e viene ad abitare la nostra casa, la
nostra umanità. Ci chiama a diventare dono per le persone che incontriamo sul
nostro cammino. Essere missionari, allora, è proprio donarci a quanti
incontriamo annunciando che Gesù è venuto per salvare e liberare e non per
opprimere ed accusare…
J
Che cosa
significa per me “diventare dono” per gli altri?
J
Guardo la
mia storia e cerco almeno due situazioni nelle quali mi sono sentito chiamato a
diventare dono per gli altri? Ho accolto questa chiamata? Perché?
J
Considero il
mio presente: mi sento chiamato ad essere dono? Quando? Come? Per chi?
PROSSIMO INCONTRO
lunedì 25 gennaio 2016 - a Pino Torinese
18 NOVEMBRE 2015
... DALLA PARTE DEI POVERI ...
L'ASCOLTO by Federica e Marta
ASCOLTIAMO LA PAROLA
Dal Vangelo di Matteo (7, 24-27)
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le
mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla
roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono
i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata
sopra la roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non
le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa
sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi,
soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua
rovina fu grande».
Costruiamo
la nostra casa! - e noi l'abbiamo costruita davvero con gli oggetti che abbiamo portato e che abbiamo trovato nella stanza (ombrelli, sedie, copertine, porta-caramelle, chiavi, ...)
Come sto costruendo la mia casa/la mia vita? Quali
caratteristiche ha? Su cosa si fonda il mio progetto di vita?
Che cosa c’è alla base? Quali sono le
fondamenta della mia casa?
Quali trasformazioni ha comportato in me – anche
per quanto riguarda la costruzione della mia casa – l’ascolto della Parola? In
che misura il mio progetto, il mio stile di vita ne è influenzato?
TESTIMONIANZA di chi ha trovato "la sua casa in Dio"
Da una lettera di Ezechiele Ramin, giovane
missionario comboniano di Padova, ucciso in terra amazzonica nel 1985 per aver
difeso i diritti dei contadini
Se mi vorrai seguire su questa strada, i tuoi
occhi incontreranno molti sorrisi e lo sai perché? Perché portare il Cristo è
portare la gioia. Io seguo la strada del missionario, ma questo non perché io
abbia scelto Dio, ma perché Dio mi cerca e continuamente mi chiede se lo voglio
seguire. Me lo chiede quando aiuto la gente che ha dei problemi, quando mi
sforzo di non considerare mai nessuno come irrecuperabile, quando credo ad una
persona anche quando so che mi inganna. La gente ha sempre bisogno di chi vuol
fare del bene. Oggi ci sono molti esclusi, molti emarginati, molti dimenticati.
Dimenticati negli ospedali, nelle carceri, emarginati negli ospizi, nei
riformatori, nelle baracche, esclusi dalla vita umana. Come si può restare
indifferenti a questo dolore dell’uomo?
Non sono un
idealista, utopia non è Amare anche questa gente, utopia è non amare! In un tempo come il nostro che ci ha
soffocato il Cristo tra i grattaceli, l’asfalto, le strade, i treni, le
macchine occorre trovare il volto del Cristo tra i fratelli, anche se vestono
male, anche se non li conosciamo. (…) L’impegno
che mi sono assunto mi impone di trovare la gente che ha bisogno di me. (…) Per
interessarsi della gente, dei suoi problemi, ci vuole un amore grande che ti
possa dare la forza di non stancarti mai. Ed è difficile. Fino ad ora tutto è
andato liscio, ma quando ci sarà della gente che ti imbroglierà, che ti userà
violenza, allora sarai al banco di prova: non si può amare solo la gente che ci
fa comodo…La forza di perseverare, se non hai approfondito i temi e i valori di
questo fare, scomparirà. (…) Mah! Io credo comunque alla gente anche quando so
che mi imbroglia. È difficile vedere Cristo in questa gente, eppure c’è!! (…)
Sono contento quando vedo il sorriso di una persona, quando la posso aiutare,
quando ricevo Cristo, quando alle volte mi dimentico per gli altri, quando ho
speso bene la mia giornata. Sono contento quando vivo veramente.
Ci siamo chiesti:
Come mi
pongo davanti a chi mi inganna? So ascoltare anche loro?
Come
rispondo attraverso il mio progetto di vita al paradossale invito del Vangelo: vedere
Cristo nell’altro “anche quando so che mi imbroglia”?
L’ascolto dei poveri non può separarsi dal
nostro modo di vivere la Parola e anche la preghiera è coinvolta. “La preghiera
verso il padre in nome di Gesù ci fa uscire da noi stessi; la preghiera che ci
annoia è sempre dentro noi stessi, come un pensiero che va e viene. (…) Se non
riusciamo ad uscire da noi stessi verso il fratello bisognoso, verso il malato,
l’ignorante, il povero, lo sfruttato (…) non impareremo mai la libertà che ci
porta nell’altra uscita da noi stessi, verso le piaghe di Gesù” (Papa Francesco
omelia a S. Marta, 11 maggio 2013). Nelle piaghe dei poveri ritroviamo il Signore
e viceversa. Portare gli altri nella preghiera fa fiorire le fatiche
dell’ascolto.
Nella mia preghiera quanto spazio è lasciato
all’attenzione e alla misericordia verso gli altri?
Dal Vangelo di Matteo (7, 24-27)
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le
mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla
roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono
i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata
sopra la roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non
le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa
sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi,
soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua
rovina fu grande».
Costruiamo
la nostra casa! - e noi l'abbiamo costruita davvero con gli oggetti che abbiamo portato e che abbiamo trovato nella stanza (ombrelli, sedie, copertine, porta-caramelle, chiavi, ...)
Come sto costruendo la mia casa/la mia vita? Quali
caratteristiche ha? Su cosa si fonda il mio progetto di vita?
Che cosa c’è alla base? Quali sono le
fondamenta della mia casa?
Quali trasformazioni ha comportato in me – anche
per quanto riguarda la costruzione della mia casa – l’ascolto della Parola? In
che misura il mio progetto, il mio stile di vita ne è influenzato?
TESTIMONIANZA di chi ha trovato "la sua casa in Dio"
Da una lettera di Ezechiele Ramin, giovane
missionario comboniano di Padova, ucciso in terra amazzonica nel 1985 per aver
difeso i diritti dei contadini
Non sono un
idealista, utopia non è Amare anche questa gente, utopia è non amare! In un tempo come il nostro che ci ha
soffocato il Cristo tra i grattaceli, l’asfalto, le strade, i treni, le
macchine occorre trovare il volto del Cristo tra i fratelli, anche se vestono
male, anche se non li conosciamo. (…) L’impegno
che mi sono assunto mi impone di trovare la gente che ha bisogno di me. (…) Per
interessarsi della gente, dei suoi problemi, ci vuole un amore grande che ti
possa dare la forza di non stancarti mai. Ed è difficile. Fino ad ora tutto è
andato liscio, ma quando ci sarà della gente che ti imbroglierà, che ti userà
violenza, allora sarai al banco di prova: non si può amare solo la gente che ci
fa comodo…La forza di perseverare, se non hai approfondito i temi e i valori di
questo fare, scomparirà. (…) Mah! Io credo comunque alla gente anche quando so
che mi imbroglia. È difficile vedere Cristo in questa gente, eppure c’è!! (…)
Sono contento quando vedo il sorriso di una persona, quando la posso aiutare,
quando ricevo Cristo, quando alle volte mi dimentico per gli altri, quando ho
speso bene la mia giornata. Sono contento quando vivo veramente.
Ci siamo chiesti:
Come mi
pongo davanti a chi mi inganna? So ascoltare anche loro?
Come
rispondo attraverso il mio progetto di vita al paradossale invito del Vangelo: vedere
Cristo nell’altro “anche quando so che mi imbroglia”?
L’ascolto dei poveri non può separarsi dal
nostro modo di vivere la Parola e anche la preghiera è coinvolta. “La preghiera
verso il padre in nome di Gesù ci fa uscire da noi stessi; la preghiera che ci
annoia è sempre dentro noi stessi, come un pensiero che va e viene. (…) Se non
riusciamo ad uscire da noi stessi verso il fratello bisognoso, verso il malato,
l’ignorante, il povero, lo sfruttato (…) non impareremo mai la libertà che ci
porta nell’altra uscita da noi stessi, verso le piaghe di Gesù” (Papa Francesco
omelia a S. Marta, 11 maggio 2013). Nelle piaghe dei poveri ritroviamo il Signore
e viceversa. Portare gli altri nella preghiera fa fiorire le fatiche
dell’ascolto.
Nella mia preghiera quanto spazio è lasciato
all’attenzione e alla misericordia verso gli altri?
PROSSIMO INCONTRO
lunedì 21 dicembre 2015 - festeggeremo insieme il S. Natale scambiandoci un regalo
12 OTTOBRE 2015
INIZIO CAMMINO MISSIONARIO
2015 - 2016
... DALLA PARTE DEI POVERI ...
LA RELAZIONE by sr. Barbara
Simbolo: la strada
Dal Vangelo di Luca (10, 25-37)
Un dottore
della legge si alzò per mettere Gesù alla prova: «Maestro, che devo fare per
ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella
Legge? Che cosa vi leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con
tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta
la tua mente e il prossimo tuo come te stesso». E Gesù: «Hai risposto
bene; fa questo e vivrai». Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E
chi è il mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei
briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo
mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e
quando lo vide passò oltre dall'altra parte. Anche un levita, giunto in
quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in
viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione. Gli si fece
vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il
suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno
seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di
lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. Chi di questi
tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». Quegli
rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va' e anche tu fa'
lo stesso».
CONSIDERAZIONI (tratte da Non passare oltre di p. Timothy
Radcliffe op)
- "E chi è il mio prossimo?": Ama il prossimo tuo come te stesso... È semplice, ma il dottore della legge non è soddisfatto. Vuole una risposta chiara e forse complessa. Vuole sapere chiaramente quali sono i suoi doveri di uomo credente … La parola prossimo significa alla lettera «qualcuno che mi sta vicino». Più vicino è, e più doveri ho verso di lui … È un problema anche per noi oggi in Europa. Chi è il nostro prossimo? Le persone che ci vivono accanto? Che obblighi abbiamo nei loro confronti? E le persone che vivono negli altri paesi dell’Unione Europea sono anch’essi il nostro prossimo? E che obblighi abbiamo nei confronti degli immigrati che arrivano ogni giorno in Europa attraverso le nostre frontiere, dall’Europa dell’Est, dall’Asia e dall’Africa? E che dire degli immigrati clandestini, che fuggono dalla povertà e talvolta anche dall’oppressione politica? Sono anche loro il nostro prossimo?
- “Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?” Il dottore della legge chiede: «Chi è il mio prossimo?». Alla fine della storia, Gesù pone una domanda diversa: «Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». Questo è il viaggio più radicale che ogni essere umano deve compiere: la liberazione dal proprio egoismo. E’ un viaggio che cominciamo da piccolissimi. Il neonato è il centro del suo piccolo mondo. Per lui crescere vuoi dire scoprire, lentamente, che esistono altre persone e che queste persone non sono lì per soddisfare ogni suo desiderio. Si diventa pienamente umani quando si impara a cedere il centro ad altri.
«(Il samaritano) gli si fece vicino, gli fasciò le ferite,
versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una
locanda e si prese cura di lui Il giorno seguente, estrasse due denari e li
diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più,
te lo rifonderò al mio ritorno”». Lasciarsi commuovere non basta … La compassione del samaritano sconvolge
i suoi piani. Si era preparato al viaggio portandosi appresso cibo, acqua e
denaro. Ora queste cose vengono usate per uno scopo che non aveva immaginato.
Due denari erano una bella somma, sufficiente a pagare vitto e alloggio per più
di tre settimane. Egli dà addirittura ciò che ancora non ha, cioè i soldi che
probabilmente spera di guadagnare a Gerico. Corre il rischio di una promessa
che è aperta, senza limiti predeterminati … La vera compassione sconvolge i
nostri progetti e ci conduce dove non ci aspettiamo. Se abbiamo il coraggio di
guardare i poveri, i feriti, gli stranieri che sono fra noi, chissà quali
conseguenze dovremo pagare … Il
samaritano è diventato prossimo di quell’uomo. Ha creato una relazione che
prima non esisteva …«Va’ e anche tu fa’ lo stesso»… Parlare di «Coscienza
cristiana e nuove responsabilità della politica» significa sempre far fronte al
futuro. E’ un proiettarsi verso una comunità in cui il diverso, lo straniero,
il povero siano veramente nostro prossimo. È un puntare verso il Regno … Noi
vogliamo correre il rischio di tendere verso una comunione che è al di là della
nostra portata … Qui troviamo il vero luogo del sacrificio in cui dimora Dio.
Nell’intero testo risuona continuamente la frase di Osea 6,6 «misericordia io
voglio e non sacrificio». E il samaritano trasporta l’uomo in una locanda. In
greco l’evangelista usa una parola suggestiva che significa «accogliente verso
tutti».
- «Chi è il mio prossimo?», chiese il dottore della legge. E’ una domanda che ritorna ossessivamente nell’Europa di oggi. Che obblighi abbiamo verso gli altri? Ci sono molte e difficili domande a cui dobbiamo cercare faticosamente una risposta… Ciò che la parabola fa è cambiare il modo di porre queste domande. Come posso diventare prossimo dell’uomo ferito? Come posso scoprire me stesso con lui e per lui? Come faccio a scoprire Dio in questa situazione? Perché, in definitiva, è proprio Dio che giace sul ciglio della strada, lacero e stremato, e mi sta aspettando.
* Quale condizione di miseria ci mette in
discussione o ci intimorisce? Perché?
* Con quale tipo di povertà abbiamo a che
fare più di frequente?
PER GLI IMPEGNI DI GRUPPO
** Come cambiare i nostri atteggiamenti, il nostro stile
di vita perché chi entra in relazione con noi si senta raggiunto dalla
misericordia del Padre?
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