Cammino missionario


CAMMINO MISSIONARIO 

2016 - 2017

PROSSIMO INCONTRO

lunedì 30 gennaio 2017
ore 21:00
 a Torino 
c/o Parrocchia di S. Francesco di Sales
via Malta, 42

😇😇😇😇😇😇😇😇😇

  TESTIMONI DI GIUSTIZIA
Dal Vangelo di Matteo (25,40) 
In verità vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
šœDa “Evangelii Gaudium” di papa Francesco

🌞 La nostra risposta d’amore non dovrebbe intendersi come una mera somma di piccoli gesti personali nei confronti di qualche individuo bisognoso, il che potrebbe costituire una sorta di “carità à la carte”, una serie di azioni tendenti solo a tranquillizzare la propria coscienza. La proposta è il Regno di Dio: si tratta di amare Dio che regna nel mondo. Nella misura in cui egli riuscirà a regnare tra di noi, la vita sociale sarà uno spazio di fraternità, di giustizia, di pace, di dignità per tutti … La missione dell’annuncio della Buona Novella di Gesù Cristo possiede una destinazione universale. Nulla di quanto è umano può risultargli estraneo. La vera speranza umana genera sempre storia … Non si può più affermare che la religione deve limitarsi all’ambito privato e che esiste solo per preparare le anime per il cielo. Sappiamo che Dio desidera la felicità dei suoi figli anche su questa terra … ne deriva che la conversione cristiana esige di riconsiderare specialmente l’ordine sociale e il conseguimento del bene comune … La terra è la nostra casa comune e tutti siamo fratelli … la Chiesa non deve e non può rimanere ai margini della lotta per la giustizia. Tutti i cristiani sono chiamati a preoccuparsi della costruzione di un mondo migliore (nn. 180-183).

🌞 Dalla nostra fede in Cristo fattosi povero - e sempre vicino ai poveri e agli esclusi – deriva la preoccupazione per lo sviluppo integrale dei più abbandonati della società … questo suppone che siamo docili e attenti ad ascoltare il grido del povero e a soccorrerlo … Rimanere sordi a quel grido ci pone fuori dalla volontà del Padre e dal suo progetto … E la mancanza di solidarietà verso le sue necessità influisce direttamente sul nostro rapporto con Dio …Voi stessi date loro da mangiare” (Mc. 6,37) ciò implica sia la collaborazione per risolvere le cause strutturali della povertà e per promuovere lo sviluppo integrale dei poveri, sia i gesti più semplici e quotidiani di solidarietà di fronte alle miserie molto concrete che incontriamo … creare una nuova mentalità che pensi in termini di comunità, di priorità della vita di tutti rispetto all’appropriazione dei beni da parte di alcuni … A volte si tratta di ascoltare il grido di interi popoli … Il pianeta è di tutta l’umanità e per tutta l’umanità. Il solo fatto di essere nati in un luogo con minori risorse o minor sviluppo non giustifica che alcune persone vivano con minore dignità (nn. 186-190).

🌞 Per la Chiesa l’opzione per i poveri è una categoria teologica prima che culturale, sociologica, politica o filosofica … Siamo chiamati a scoprire Cristo nei poveri, a prestare ad essi la nostra voce nelle loro cause, ma anche ad essere loro amici, ad ascoltarli, a comprenderli e ad accogliere la misteriosa sapienza che Dio vuole comunicarci attraverso di loro … Questa attenzione d’amore per l’altro è l’inizio di una vera preoccupazione per la sua persona e a partire da essa desidero cercare effettivamente il suo bene. Questo implica apprezzare il povero nella sua bontà propria, con il suo modo di essere, con la sua cultura, con il suo modo di vivere la fede. L’amore autentico è sempre contemplativo, ci permette di servire l’altro non per necessità o per vanità, ma perché è bello al di là delle apparenze … Solo a partire da questa vicinanza reale e cordiale possiamo accompagnarli adeguatamente nel loro cammino di liberazione … E’ indispensabile prestare attenzione per essere vicini a nuove forme di povertà e di fragilità in cui siamo chiamati a riconoscere Cristo sofferente, anche se questo apparentemente non ci porta vantaggi tangibili e immediati. I senza tetto, i tossicodipendenti, i rifugiati, i popoli indigeni, gli anziani sempre più soli e abbandonati, … (nn. 198-210).

🌞 Come esseri umani non siamo dei meri beneficiari, ma custodi delle altre creature. Mediante la nostra realtà corporea, Dio ci ha unito tanto strettamente al mondo che ci circonda, che la desertificazione del suolo è come una malattia per ciascuno, e possiamo lamentare l’estinzione di una specie come fosse una mutilazione … Piccoli ma forti nell’amore di Dio, tutti i cristiani siamo chiamati a prenderci cura della fragilità del popolo e del mondo in cui viviamo (nn. 215-216).
  

Dalla Costituzione Fondamentale

🔥 Nella contemplazione del mistero dell’Incarnazione, viviamo la compassione di Cristo verso l’uomo, soprattutto quando il volto di Dio in lui è sfigurato (Cost. n. 6).

🔥 Gesù si fa uno di noi, assume ferite e bellezze dell’umanità e la innesta nella sua vita divina. E’ il Salvatore, la Verità che libera l’intelligenza e il cuore, risposta al desiderio di essere felice (Cost. n. 14).

🔥 Abitati dalla Parola, siamo costantemente in ricerca di Dio insieme ai nostri fratelli … in fiducioso abbandono alla Provvidenza, accogliamo le sfide del mondo contemporaneo e cerchiamo risposte evangeliche con opere di misericordia adeguate ai tempi … ci impegniamo a individuare le frontiere del mondo contemporaneo e a discernere il modo con cui situarci nelle zone di frattura, … ci apriamo alla comprensione del pensiero e delle domande di senso dell’uomo di oggi e ci lasciamo interpellare dai germi di verità presenti in ogni uomo, cultura, religione, in un dialogo fatto di parole e di silenzio, di servizio e di presenza (Cost. nn. 17-22).

ORA TOCCA A ME:  
🐰 Il cristiano è missionario per costituzione. Che cosa significa per me essere missionario? Chi/che cosa porto? Perché?
🐰 Come sono disposta/o a mettermi in gioco in questo nuovo anno nella mia vita di tutti i giorni?
 


lunedì 19 dicembre 2016 
ore 21:00
 a Torino 
c/o Parrocchia di S. Francesco di Sales
via Malta, 42

😇😇😇😇😇😇😇😇😇 


2015 - 2016

ESPERIENZE DI MISSIONE

PERU' 

La maggior parte di noi si porta dentro, da sempre, un viaggio, che non è una semplice visita o una vacanza, ma un sogno. E va crescendo a poco a poco, costruendosi una delicata architettura". GRAZIE PERU' E GRAZIE AMICI INCONTRATI PER LE EMOZIONI CHE CI AVETE REGALATO!





  FOGGIA - CAMPO MIGRANTI STAGIONALI

"IO CI STO fra i migranti" è un'esperienza concreta di aiuto, condivisione ed uguaglianza. E'ciò che più di ogni altra cosa rende coscienti dei veri problemi dei migranti, categoria sociale bistrattata da secoli. Noi ve l'abbiamo raccontata con le parole di chi ha vissuto in prima persona questo progetto, anche se in questi casi è impossibile dire per scritto tutto quello che si è provato.


MANDATO MISSIONARIO

ROMA MONTEMARIO 2-5 GIUGNO 2016

San Domenico fu uomo capace di "viaggiare" incontrando uomini e donne a cui parlò di Dio . Era capace di viaggiare fermandosi anche ore e ore per stare con chi aveva sete di Verità... Come lui cerchiamo di " viaggiare" e non di spostarci solamente ...

"Vai e mettiti sulle SUE tracce per incontrarlo" ...questo il mandato missionario ai giovani che durante l'estate vivranno varie esperienze di servizio e missione in Italia e non solo ... anche Perù e Polonia .... Abbiamo trascorso alcuni giorni a Roma in cammino insieme per ascoltare la Parola e lasciarci INVIARE per esserne testimoni.


 
 




  25 GENNAIO 2016 

... DALLA PARTE DEI POVERI ... 

“Esci dalla tua terra e va' dove ti mostrerò ... sempre con te sarò”
Abramo non partire, non andare,
non lasciare la tua terra,
cosa speri di trovar?
La strada è sempre quella,
ma la gente è differente, ti è nemica,
dove speri di arrivar?
Quello che lasci tu lo conosci,
il tuo Signore cosa ti dà?
"Un popolo, la terra e la promessa",

parola di Jahvè:
La rete sulla spiaggia abbandonata
l'han lasciata i pescatori,
son partiti con Gesù.
La folla che osannava se n'è andata,
ma il silenzio una domanda
sembra ai dodici portar:
Quello che lasci tu lo conosci,
il tuo Signore cosa ti dà?
"Il centuplo quaggiù e l'eternità",
parola di Gesù.
ASCOLTIAMO LA PAROLA (Mc 2, 1-12)
Ed entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la parola. Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov'egli si trovava e, fatta un'apertura, calarono la barella su cui giaceva il paralitico. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: "Figlio, ti sono perdonati i tuoi peccati". Erano seduti là alcuni scribi, che pensavano in cuor loro: “Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati se non Dio solo?”. E subito, Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: "Perché pensate così nei vostri cuori? Che cosa è più facile: dire al paralitico: “Ti sono perdonati i peccati”, o dire: “Alzati, prendi la tua barella e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati, dico a te - disse al paralitico -: alzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua". Quello si alzò, prese la sua barella e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: "Non abbiamo mai visto nulla di simile!".
“Vedendo la loro fede,…” Gesù si compiace della solidarietà nei confronti di quell’uomo malato: è in forza del coinvolgimento e delle fiducia dei quattro che il Signore è spinto ad agire. Affidarsi a Lui è coinvolgersi con la comunità; coinvolgersi con gli ultimi è coinvolgersi con Lui.
Coinvolgersi con i poveri non significa considerarli esclusivamente come destinatari di aiuti economici – quasi che la povertà fosse solo materiale –, ma significa invece far riscoprire loro la propria dignità di personeChe cosa è più facile: dire al paralitico: “Ti sono perdonati i peccati”, o dire: “Alzati, prendi la tua barella e cammina”? 


SPEZZARE IL PANE CON GLI ESCLUSI – dal libro “Sulle Strade di Pasqua”, P. Alex Zanotelli 
P. Alex Zanotelli è un missionario Comboniano che ha vissuto per 12 anni nella baraccopoli di Korogocho in Kenya, dove sono i più poveri fra i poveri, i più esclusi fra gli esclusi. Attualmente è rientrato in Italia, ha scelto di vivere inserito in un quartiere popolare di Napoli e si impegna nell'animazione di gruppi, comunità e associazioni in tutta Italia.
Esco da tre giorni d'inferno (Korogocho è esplosa il 9-10 agosto in un'orgia di violenza). Finisco ora di parlare con una ragazza: è sola con tre bambini, ha fame... È la fine della strada, per lei. Piange. Sono gli inferni quotidiani dei poveri.
Ci sono dei momenti in cui mi sento rivoltare dentro, stomaco e tutto! A volte mi sembra di "stravagare". E non sono solo le reazioni di un bianco dal cuore tenero! Rivedo la rabbia di un nostro catechista, Ochieng, davanti allo spettacolo di un vecchietto trovato morto su un mucchio di immondizie: "Oggi mi vergogno - esclama Ochieng - di essere un uomo". È quello che sento quando donne e ragazze svuotano il sacco delle loro miserie: "Non mi resta che buttarmi nell'acquitrino!". Corpi di donne... corpi di uomini... corpo di Cristo! Corpo spezzato nelle vite distrutte, nei corpi crocifissi dei nostri fratelli... È quello che sento specie alla sera quando vado nelle baracche a celebrare l'eucaristia. Con i malati di AIDS: segno che il Papi vuol loro bene.
Alla luce di lampade a petrolio, in baracche fatiscenti, con lo spettro della miseria attorno... mi ritorna spesso nel cuore il ritornello: "Ma che pane spezzo dentro questa realtà? Sto forse recitando una commedia? Ma quale corpo di Cristo?". E ricordo le drammatiche parole di Paolo alla piccola comunità cristiana di Corinto che celebrava la "cena del Signore" alla maniera greca, cioè dove i pochi ricchi mangiavano e i poveri (molti) guardavano. "Il vostro - scrive Paolo incavolato - non è più un mangiare la cena del Signore!". È solo una farsa, una beffa insostenibile!
"Avevo fame ... " (Mt 25). "Io trovo che c'è più transustanziazione in questo versetto che non nel pane e nel vino", afferma il grande pensatore Lévinas, scomparso recentemente. "Il termine "transustanziazione" è evidentemente eccessivo - scrive il teologo francese Bruno Chenu. Ma non è una ragione per edulcorare la forza del messaggio. Il povero nella sua indigenza è volto del Cristo. L'identificazione non è generalizzata ma personalizzata: ogni volto di povero è l'icona di Dio. E perciò spesso diventa rivelatore del cattivo ordine del mondo, denuncia dell'ingiustizia regnante. Attualizzando il Cristo, il povero attualizza il giudizio di Cristo su ogni società". Oggi più che mai abbiamo bisogno di una teologia il cui cuore sia la Parola letta dalla parte delle vittime (l'unica lettura possibile!) poiché il Papi è Papi di tutti i crocifissi della storia. Abbiamo bisogno, anche nel cuore del sistema, di teologie che proclamino queste verità, questa buona novella.

PROSSIMO INCONTRO

mercoledì 9 marzo 2016 ore 21:00
 a Torino 
c/o Parrocchia di S. Francesco di Sales
via Malta, 42






21 DICEMBRE 2015 

... DALLA PARTE DEI POVERI ... 


“… e il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi …”

(Gv. 1, 14)



Simbolo: i regali
DONO                                                                                FARE DONI
ESSERE DONO
                                                                                                                       DIVENTARE DONO

ASCOLTIAMO LA PAROLA
Dal Vangelo di Marco (3, 13-19)
Gesù salì poi sul monte, chiamò a sé ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici - che chiamò apostoli, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni. Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè «figli del tuono»; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota.

Gesù passa la notte in preghiera, poi scende e ne crea dodici. Le finalità sono chiare: stare con lui, cioè fare esperienza di lui, per predicare il vangelo e per allontanare il Maligno. Tutto qui. Questa è la chiesa: la comunità di quelli che stanno con lui, che predicano il vangelo, che allontanano il Maligno. Non chiedete altro alla chiesa, non aspettatevi altro da lei. Ma la cosa straordinaria è quell'elenco su cui passiamo come se niente fosse. Quei dodici nomi scolpiti nella storia. Se non avessimo alle spalle duemila anni di catechismo sobbalzeremmo leggendo questo elenco! Dodici nomi che indicano dodici personalità opposte, inconciliabili. Gesù mette assieme pescatori e intellettuali, ultratradizionalisti come Giacomo e Zeloti, cioè terroristi, come Simone, ebrei ortodossi a pubblicani... Che sfida! Di più: Gesù ha pregato tutta la notte per avere con lui un uomo come Giuda. Si sarà sbagliato? Eppure sotto la croce tutti fuggiranno: Gesù forse vuole dirci qualcosa di nuovo, di eclatante. Vedete, amici, se questa è la prima comunità, il modello a cui ispirarci, abbiamo di che riflettere. La chiesa non raccoglie i primi della classe, i giusti, i perfetti, non è un club di gente con gli stessi interessi cultural-religiosi. No. E’ il popolo radunato dal Signore, così diversi eppure uniti dallo stesso Cristo.

Dio si fa dono in Gesù Cristo e viene ad abitare la nostra casa, la nostra umanità. Ci chiama a diventare dono per le persone che incontriamo sul nostro cammino. Essere missionari, allora, è proprio donarci a quanti incontriamo annunciando che Gesù è venuto per salvare e liberare e non per opprimere ed accusare…

J  Che cosa significa per me “diventare dono” per gli altri?
J  Guardo la mia storia e cerco almeno due situazioni nelle quali mi sono sentito chiamato a diventare dono per gli altri? Ho accolto questa chiamata? Perché?
J  Considero il mio presente: mi sento chiamato ad essere dono? Quando? Come? Per chi?

PROSSIMO INCONTRO



lunedì 25 gennaio 2016 - a Pino Torinese





18 NOVEMBRE 2015 

... DALLA PARTE DEI POVERI ... 


L'ASCOLTO by Federica e Marta


Simbolo: la casa

 ASCOLTIAMO LA PAROLA
Dal Vangelo di Matteo (7, 24-27)
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia.  Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia.  Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia.  Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande».

Costruiamo la nostra casa! - e noi l'abbiamo costruita davvero con gli oggetti che abbiamo portato e che abbiamo trovato nella stanza (ombrelli, sedie, copertine, porta-caramelle, chiavi, ...)
Come sto costruendo la mia casa/la mia vita? Quali caratteristiche ha? Su cosa si fonda il mio progetto di vita?

Che cosa c’è alla base? Quali sono le fondamenta della mia casa?

Quali trasformazioni ha comportato in me – anche per quanto riguarda la costruzione della mia casa – l’ascolto della Parola? In che misura il mio progetto, il mio stile di vita ne è influenzato?

TESTIMONIANZA di chi ha trovato "la sua casa in Dio"
Da una lettera di Ezechiele Ramin, giovane missionario comboniano di Padova, ucciso in terra amazzonica nel 1985 per aver difeso i diritti dei contadini

Se mi vorrai seguire su questa strada, i tuoi occhi incontreranno molti sorrisi e lo sai perché? Perché portare il Cristo è portare la gioia. Io seguo la strada del missionario, ma questo non perché io abbia scelto Dio, ma perché Dio mi cerca e continuamente mi chiede se lo voglio seguire. Me lo chiede quando aiuto la gente che ha dei problemi, quando mi sforzo di non considerare mai nessuno come irrecuperabile, quando credo ad una persona anche quando so che mi inganna. La gente ha sempre bisogno di chi vuol fare del bene. Oggi ci sono molti esclusi, molti emarginati, molti dimenticati. Dimenticati negli ospedali, nelle carceri, emarginati negli ospizi, nei riformatori, nelle baracche, esclusi dalla vita umana. Come si può restare indifferenti a questo dolore dell’uomo?
Non sono un idealista, utopia non è Amare anche questa gente, utopia è non amare!  In un tempo come il nostro che ci ha soffocato il Cristo tra i grattaceli, l’asfalto, le strade, i treni, le macchine occorre trovare il volto del Cristo tra i fratelli, anche se vestono male, anche se non li conosciamo. (…)  L’impegno che mi sono assunto mi impone di trovare la gente che ha bisogno di me. (…) Per interessarsi della gente, dei suoi problemi, ci vuole un amore grande che ti possa dare la forza di non stancarti mai. Ed è difficile. Fino ad ora tutto è andato liscio, ma quando ci sarà della gente che ti imbroglierà, che ti userà violenza, allora sarai al banco di prova: non si può amare solo la gente che ci fa comodo…La forza di perseverare, se non hai approfondito i temi e i valori di questo fare, scomparirà. (…) Mah! Io credo comunque alla gente anche quando so che mi imbroglia. È difficile vedere Cristo in questa gente, eppure c’è!! (…)         

Sono contento quando vedo il sorriso di una persona, quando la posso aiutare, quando ricevo Cristo, quando alle volte mi dimentico per gli altri, quando ho speso bene la mia giornata. Sono contento quando vivo veramente. 



Ci siamo chiesti:
Come mi pongo davanti a chi mi inganna? So ascoltare anche loro?

Come rispondo attraverso il mio progetto di vita al paradossale invito del Vangelo: vedere Cristo nell’altro “anche quando so che mi imbroglia”?

L’ascolto dei poveri non può separarsi dal nostro modo di vivere la Parola e anche la preghiera è coinvolta. “La preghiera verso il padre in nome di Gesù ci fa uscire da noi stessi; la preghiera che ci annoia è sempre dentro noi stessi, come un pensiero che va e viene. (…) Se non riusciamo ad uscire da noi stessi verso il fratello bisognoso, verso il malato, l’ignorante, il povero, lo sfruttato (…) non impareremo mai la libertà che ci porta nell’altra uscita da noi stessi, verso le piaghe di Gesù” (Papa Francesco omelia a S. Marta, 11 maggio 2013). Nelle piaghe dei poveri ritroviamo il Signore e viceversa. Portare gli altri nella preghiera fa fiorire le fatiche dell’ascolto.

Nella mia preghiera quanto spazio è lasciato all’attenzione e alla misericordia verso gli altri?

PREGHIAMO insieme affidando al Signore le nostre fatiche, le persone che siamo chiamati ad incontrare, quelle che non siamo riusciti ad ascoltare

Il Signore è la mia forza
e io spero in lui.
Il Signor è il salvator.
In lui confido, non ho timore,
In lui confido, non ho timore.

PROSSIMO INCONTRO

lunedì 21 dicembre 2015 - festeggeremo insieme il S. Natale scambiandoci un regalo




12 OTTOBRE 2015 

INIZIO CAMMINO MISSIONARIO 

2015 - 2016

... DALLA PARTE DEI POVERI ... 

LA RELAZIONE by sr. Barbara


Simbolo: la strada

 ASCOLTIAMO LA PAROLA
Dal Vangelo di Luca (10, 25-37)
Un dottore della legge si alzò per mettere Gesù alla prova: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso». E Gesù: «Hai risposto bene; fa questo e vivrai». Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va' e anche tu fa' lo stesso».

CONSIDERAZIONI (tratte da Non passare oltre di p. Timothy Radcliffe op)

  • "E chi è il mio prossimo?": Ama il prossimo tuo come te stesso... È semplice, ma il dottore della legge non è soddisfatto. Vuole una risposta chiara e forse complessa. Vuole sapere chiaramente quali sono i suoi doveri di uomo credente … La parola prossimo significa alla lettera «qualcuno che mi sta vicino». Più vicino è, e più doveri ho verso di lui … È un problema anche per noi oggi in Europa. Chi è il nostro prossimo? Le persone che ci vivono accanto? Che obblighi abbiamo nei loro confronti? E le persone che vivono negli altri paesi dell’Unione Europea sono anch’essi il nostro prossimo? E che obblighi abbiamo nei confronti degli immigrati che arrivano ogni giorno in Europa attraverso le nostre frontiere, dall’Europa dell’Est, dall’Asia e dall’Africa? E che dire degli immigrati clandestini, che fuggono dalla povertà e talvolta anche dall’oppressione politica? Sono anche loro il nostro prossimo?
«Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico. Ovviamente, il primo elemento sconvolgente è che sia proprio quest’uomo impuro, questo eretico, il samaritano, a offrire il suo aiuto, e non il sacerdote o il levita. Ma secondo me la parabola lancia una provocazione ben più grossa: una provocazione alla nostra idea di che cosa voglia dire essere «umani» e di chi sia Dio. La storia racconta di un viaggio da Gerusalemme a Gerico, circa 25 chilometri attraverso una regione di deserto roccioso. Il termine che Luca usa per «viaggio» è lo stesso termine (hodos) che usa per indicare la fede cristiana, «la via». La parabola è un viaggio che trasforma la nostra comprensione di Dio e dell’umanità.

  • “Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?” Il dottore della legge chiede: «Chi è il mio prossimo?». Alla fine della storia, Gesù pone una domanda diversa: «Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». Questo è il viaggio più radicale che ogni essere umano deve compiere: la liberazione dal proprio egoismo. E’ un viaggio che cominciamo da piccolissimi. Il neonato è il centro del suo piccolo mondo. Per lui crescere vuoi dire scoprire, lentamente, che esistono altre persone e che queste persone non sono lì per soddisfare ogni suo desiderio. Si diventa pienamente umani quando si impara a cedere il centro ad altri.

«(Il samaritano) gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno”». Lasciarsi commuovere non basta … La compassione del samaritano sconvolge i suoi piani. Si era preparato al viaggio portandosi appresso cibo, acqua e denaro. Ora queste cose vengono usate per uno scopo che non aveva immaginato. Due denari erano una bella somma, sufficiente a pagare vitto e alloggio per più di tre settimane. Egli dà addirittura ciò che ancora non ha, cioè i soldi che probabilmente spera di guadagnare a Gerico. Corre il rischio di una promessa che è aperta, senza limiti predeterminati … La vera compassione sconvolge i nostri progetti e ci conduce dove non ci aspettiamo. Se abbiamo il coraggio di guardare i poveri, i feriti, gli stranieri che sono fra noi, chissà quali conseguenze dovremo pagare … Il samaritano è diventato prossimo di quell’uomo. Ha creato una relazione che prima non esisteva …«Va’ e anche tu fa’ lo stesso»… Parlare di «Coscienza cristiana e nuove responsabilità della politica» significa sempre far fronte al futuro. E’ un proiettarsi verso una comunità in cui il diverso, lo straniero, il povero siano veramente nostro prossimo. È un puntare verso il Regno … Noi vogliamo correre il rischio di tendere verso una comunione che è al di là della nostra portata … Qui troviamo il vero luogo del sacrificio in cui dimora Dio. Nell’intero testo risuona continuamente la frase di Osea 6,6 «misericordia io voglio e non sacrificio». E il samaritano trasporta l’uomo in una locanda. In greco l’evangelista usa una parola suggestiva che significa «accogliente verso tutti».

  • «Chi è il mio prossimo?», chiese il dottore della legge. E’ una domanda che ritorna ossessivamente nell’Europa di oggi. Che obblighi abbiamo verso gli altri? Ci sono molte e difficili domande a cui dobbiamo cercare faticosamente una risposta… Ciò che la parabola fa è cambiare il modo di porre queste domande. Come posso diventare prossimo dell’uomo ferito? Come posso scoprire me stesso con lui e per lui? Come faccio a scoprire Dio in questa situazione? Perché, in definitiva, è proprio Dio che giace sul ciglio della strada, lacero e stremato, e mi sta aspettando.

… PER LA CONDIVISIONE

* Quale condizione di miseria ci mette in discussione o ci intimorisce? Perché?
* Con quale tipo di povertà abbiamo a che fare più di frequente?

PER GLI IMPEGNI DI GRUPPO

** Come cambiare i nostri atteggiamenti, il nostro stile di vita perché chi entra in relazione con noi si        senta raggiunto dalla misericordia del Padre?

PROSSIMO INCONTRO

mercoledì 18 novembre 2015

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