
“Carissimi, non obbedirei
al mio dovere di vescovo se vi dicessi “Buon Natale” senza darvi disturbo. Io,
invece, vi voglio infastidire. Non sopporto infatti l’idea di dover rivolgere
auguri innocui, formali, imposti dalla routine di calendario. Mi lusinga
addirittura l’ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati. Tanti
auguri scomodi, allora, miei cari fratelli!
Gesù che nasce per amore vi dia la nausea
di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali e vi conceda di inventarvi
una vita carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio.
Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga
il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno,
finché non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero
di passaggio.
Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei
vermi ogni volta che la vostra carriera diventa idolo della vostra vita; il
sorpasso, il progetto dei vostri giorni; la schiena del prossimo, strumento
delle vostre scalate.
Maria, che trova solo nello sterco degli
animali la culla dove deporre con tenerezza il frutto del suo grembo, vi
costringa con i suoi occhi feriti a sospendere lo struggimento di tutte le
nenie natalizie, finché la vostra coscienza ipocrita accetterà che il bidone
della spazzatura, l’inceneritore di una clinica diventino tomba senza croce di
una vita soppressa.

Gli angeli che annunciano la pace portino
ancora guerra alla vostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che poco
più lontano di una spanna, con l’aggravante del vostro complice silenzio, si
consumano ingiustizie, si sfratta la gente, si fabbricano armi, si militarizza
la terra degli umili, si condannano popoli allo sterminio della fame.
I Poveri che accorrono alla grotta, mentre
i potenti tramano nell’oscurità e la città dorme nell’indifferenza, vi facciano
capire che, se anche voi volete vedere “una gran luce” dovete partire dagli
ultimi.
I pastori che vegliano nella notte,
“facendo la guardia al gregge ”, e scrutano l’aurora, vi diano il senso della
storia, l’ebbrezza delle attese, il gaudio dell’abbandono in Dio. E vi ispirino
il desiderio profondo di vivere poveri che è poi l’unico modo per morire
ricchi.
Buon Natale! Sul nostro vecchio mondo che
muore, nasca la speranza.”
(Don Tonino Bello)
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