venerdì 11 aprile 2014

STAFFETTA MISSIONARIA 2014

NOTIZIE DAL BENIN
III puntata: la mia nuova quotidianità

Dopo alcune settimane di "travail" posso raccontarvi nel dettaglio come trascorro le mie giornate qui!
Ore 7.15: suona la sveglia, fuoriesco dalla zanzariera e mi dirigo verso il bagno per una doccia veloce con più o meno acqua a seconda dei giorni o con pentolini d'acqua di riserva se non esce nulla dal rubinetto. Mi vesto e preparo lo zaino: bottiglie d'acqua, spray anti zanzare, mantella contro la pioggia (non si sa mai, potrebbe esserci un quarto d'ora di diluvio universale in qualunque momento, come no!), materiale da utilizzare per le attività e per i giochi pensati per la giornata.
Ore 7.50: scendo al piano inferiore insieme alle altre ragazze volontarie per fare colazione. La casa offre pane, marmellata, burro, a volte tonno o strani patè, caffè in polvere, cacao in polvere, latte in polvere e acqua calda con cui poter fare il tutto! Ritiriamo e laviamo le cose usate, senza dimenticare di riempire due bottiglie d'acqua filtrata che serviranno a ciascuna di noi per tutta la giornata.
Ore 8.20: casco in mano e zaino in spalla, si va a cercare un taxi-moto e ognuna di noi andrà per la sua strada (facciamo cose diverse qui, solo ogni tanto qualcuna di noi è insieme per qualche servizio!). Una volta trovato (sono tantissimi in tutte le strade: in effetti sono loro che cercano clienti!!) si passa un po' di tempo a contrattare il prezzo del viaggio e a dare le indicazioni su dove si vuole andare. Non esistono indirizzi e numeri civici in tutta la città, ma solo in alcuni grandi centri di interesse! E' necessario quindi dire il nome del quartiere in cui si vuole andare e dare qualche riferimento di qualcosa che si trova nelle vicinanze a dove si vuole andare: una farmacia, un hotel, un ponte, un incrocio un po' più grande del solito, una scuola! All'inizio è stato traumatico perchè la città è estesa e le vie, specialmente quelle non asfaltate, mi sembravano tutte uguali. Ora inizio ad orientarmi e a trovare i miei punti di riferimento per spiegarmi! Se abbiamo trovato un accordo dunque e la moto parte (spesso ci si ferma per fare benzina dopo pochi metri: ci sono i venditori con le bottiglie piene sulla strada) si va!
Ore 9: saluto il quequeno e mi ritrovo nel vivo di Danktopa, il nome del quartiere del mercato. E' un vero caos, c'è di tutto e di più! Il mercato è talmente esteso che non ho ancora capito come fare per determinarne i confini. Una parte è lungo il fiume, una parte più interna è formata da un grande spazio in cui si creano tutti i giorni come delle viuzze tra un banco e l'altro, un'altra parte è formata da baracche in legno e ferro e un'altra ancora da costruzioni in muratura che fungono da "negozi". In mezzo passano carretti per trasportare cose da vendere, donne e bambine con ceste e la merce n testa e in alcune parti anche motorini e camioncini. E' davvero caotico e bisogna fare attenzione a non far rovesciare nulla o a non essere urtati da qualche cosa, motorino, carretto o merce che sia! Si vende di tutto ed è organizzato un po' a caso in settori: alimentari, vestiti e scarpe, bigiotteria e "coiffeur" per fare i capelli, le treccine e la manicure, apparecchiature elettroniche e oggetti da lavoro. La gente urla, contratta, fischia, ti chiama! E' tutto molto sporco e ci sono rifiuti un po' ovunque, ma la cosa più assurda e raccapricciante sono i "fétiches": si tratta di ossa, corna, occhi, lingue, pelle, insomma parti di animali morti (pezzi di babbuini, giraffe, uccelli, coccodrilli, tutto il possibile e trovabile!). Alcune sembrano "imbalsamate", altre sembrano ancora in decomposizione. Immaginatevi con il caldo la puzza che fanno e quante mosche ci sono intorno! La religione "vodoun" vuole che si usino i "feticci" in segno di protezione e di sacrificio per combattere la stregoneria. Non ho ancora capito bene oggi come oggi come vadano le cose. Sembra che le persone in città che ci credono facciano tutto a casa loro e in pubblico sia rimasto solo come evento "culturale": abbiamo assistito a una cerimonia vodoun per strada in cui c'erano tre uomini vestiti in modo bizzarro con delle maschere in faccia e sui trampoli che danzavano insieme ad altri vestiti con gonnellini, piume e segni bianchi sul viso, mentre un gruppo suonava bonghi e maracas! La gente batteva le mani e sembrava divertita, ma le maschere erano inquietanti!
Ore 9.15: arrivo alla baracca in una parte del mercato dove ci sono anche i taxi che partono per andare al nord. Questo vuol dire altro caos, gente che vuole che tu parta e gente che vuole venderti di tutto per il viaggio perché pensa che tu debba partire! Attraversato il punto traumatico ti accoglie un'orda di bambini festosi :): sono i bambini della "scuola materna" del mercato. Ci sono due baracche: una gestita da educatori salesiani ma all'interno del progetto dei frati, per accogliere i ragazzi di strada dai 6 anni ai 18 più o meno. L'altra è per le ragazze femmine della stessa età. E' quest'ultima a far parte del progetto delle suore salesiane! E' divisa in due spazi, una "stanza" per le ragazze, l'altra per i bambini piccoli dai 2 ai 5 anni. Sono i figli di chi vende al mercato che vengono tutti soli o raramente accompagnati, la mattina per giocare e fare attività, altrimenti sarebbero abbandonati a loro stessi tutto il giorno. Capita spesso che arrivi una mamma dicendo che ha perso un bambino e chiede se ne sappiamo qualcosa! I responsabili dei bambini sono due ragazzi giovani, un beninese e un togolese, che li fanno giocare e li introducono con canzoncine e attività al francese. Io di fatto non sono lì per i bambini piccoli, ma quando arrivo sto un po' a giocare con loro prima di dedicarmi alle ragazze che arrivano più tardi, intorno alle dieci. Con i bambini è più semplice ed immediato: ti corrono incontro, ti saltano addosso, giocano con qualunque cosa! Le ragazze sono diverse (e dico ragazze anche se di fatto alcune hanno 6-7 anni. Sono già davvero grandi per alcune cose, dato che vivono e lavorano sempre al mercato, lì dove non ci sono regole. Il mercato è  un po' come la savana, vince il più forte! Sono dunque abituate a contrattare, a rubacchiare se necessario, a relazionarsi con gli adulti, ad essere furbe e scaltre, a maneggiare i pochi soldi che guadagnano, a prendersi cura nel mentre dei fratellini più piccoli se gli si sono stati affidati quel giorno. Se sei piccola sei perfetta per lavorare, soprattutto per vendere! Arrivano con ceste piene di roba, alcune davvero pesanti. C'è chi vende banane, manghi, pezzi di anguria, bibite "fresche" in delle "scatole-frigo" con ghiaccio almeno per un po', necessario per capelli, cibo fritto, borse, foglie di una pianta lunghe e strette che usano per legare le cose...posano il tutto davanti alla baracca o dentro: il risultato è che è pieno di mosche e bisogna fare attenzione a non urtare nulla! Passano alcune ore lì, a volte anche meno, per riposarsi, distrarsi, mangiare, bere, giocare, fare le attività che proponiamo, parlare, incontrarsi, e poi ripartono! La sensazione che ho è che guadagnino pochissimo perché usano i pochi soldi che hanno per comprare qualcosa da mangiare alle altre o da qualche parte (ci sono banchi in cui cucinano e puoi acquistare un piatto di riso, pollo appena ucciso e cucinato e tutto ciò che è possibile fare sul fuoco, oppure cose fredde come latte in polvere con cacao e pane, delle sottospecie di creme di tapioca o cose del genere!).
Ore 10: iniziano ad arrivare le ragazze. Con me c'è Tata Claudine, una signora beninese che da dodici anni collabora con le suore. Lei parla il fon quindi può comunicare con le ragazze. E' questo infatti il grande ostacolo: la lingua. Sono rarissime le ragazze che parlano francese. Alcune possono dire cose elementari, ma per il resto nella baracca si parla fon. Quando qualcuno racconta qualcosa, quando litigano, quando si picchiano diventa difficile per me interagire come vorrei! Sono moooolto manesche e si urlano contro per niente. A volte capisco dalla situazione, a volte devo chiedere alla Tata. Mi è spiaciuto molto per esempio non capire nulla quando una ragazza ha iniziato a raccontare a tutte qualcosa e poi ha pianto per circa un quarto d'ora. La tata prima di andarcene mi ha spiegato che lei crede di avere la stregoneria perché di notte non riesce a dormire e sente come uno spirito che si impossessa di lei non lasciandola stare in pace.(ecco un esempio di credenza voudou tra la gente, la ragazza di fatto è musulmana, ha il velo e va alla moschea a pregare, ma crede comunque alla stregoneria!). Le attività alla baracca variano dal giocare a cose come Uno, a carte, ad un gioco africano strano, a fare bricolage, braccialetti, uncinetto fino all'alfabetizzazione. Tutte le ragazze che lavorano al mercato non vanno a scuola dunque non sanno scrivere nè leggere! E' assurdo vedere ragazze di quattordici anni incapaci di scrivere come si chiamano! Per questo cerchiamo di fare anche un po' di alfabetizzazione, ma non è sempre scontato che loro abbiano voglia! Al momento la maggior parte inizia a scrivere nome e cognome. Facciamo anche un po' di matematica e sulle operazioni se la cavano molto meglio perchè fin da quando iniziano a lavorare al mercato maneggiano i soldi e sanno dare il resto. I loro nomi sono davvero bizzarri, così come quelli dei bambini alla scuola materna: Dieu-merci, Dieu-donnè, Deo Gracias, Prince, Spero, Janvier, Felicitè o più africani come Djougoudjogou :)
Ore 12.30: zaino e casco, due piccole della scuola materna per mano, attraverso con loro il mercato per accompagnarle fino ai banchi dove le loro mamme lavorano. Poi proseguo sola per andare a mangiare alla Maison de l'Esperance dove ci saranno anche le altre volontarie che nel frattempo la mattina hanno fatto altro!
Ore 13: si mangia! il posto è una scuola di formazione professionale con diversi atelier: di cucina, di pasticceria, di panetteria, di saponeria. Quelli della cucina si esercitano e noi mangiamo quello che preparano! Il cibo più usato è la "pate", una sottospecie di polenta che può essere nera, rossa o bianca a seconda del cereale che si usa per farla, accompagnata da salse piccanti, da pollo o da pesce. Altrimenti riso, cous-cous, spaghetti (che usano mischiare con l'insalata e la maionese: strano per un italiano, ma mica male!) o yampilè (delle specie di gnocchi enormi e fatti con le patate africane, lunghe e bianche!).Sembra strano, ma qui ho sempre fame! Pensavo non fosse così per via del caldo, invece è proprio il caldo che ti mette appetito!
Ore 13.45: mi rimetto in cammino sotto il sole cocente dopo aver mangiato, è questo il momento più traumatico della giornata (ecco un altro aspetto del caldo: ti senti stanca!) dove vorrei dormire un po' o dove avrei davvero bisogno di un espresso. Rifiuto il caffè in polvere sciolto nell'acqua bollente, ma talvolta bevo una specie di cappuccino: caffè in polvere, acqua, latte condensato e ghiaccio..e giungo di nuovo alla baracca!
Ore 14: le ragazze sono già lì pronte a fare casino! quando parte il momento bonghi e ballo capisci che non dormirai mai più, dunque ti attivi! Durante il pomeriggio l'alfabetizzazione è bandita perché le ragazze non hanno molta voglia, dunque si gioca e si fanno lavoretti! Solo il venerdì pomeriggio è permesso, se c'è l'elettricità, guardare un telefilm beninese dalla piccola tv che è stata donata da qualcuno! La maggior parte sono il lingua fon, ogni tanto sottotitolati in francese e parlano solo di famiglia, soldi e litigi. Il risultato è che le ragazze non urlano più, sono attentissime, ma al loro posto lo fa la tv.
Ore 17: si rimette in ordine la baracca scopando per terra e buttando i rifiuti fuori (non esistono i bidoni!). Saluto le ragazze, faccio un po' di strada a piedi per pagare di meno lo zem (devono avere un permesso per entrare nel mercato che a loro costa!) e contratto nuovamente per tornare a casa, a meno che non debba andare da qualche altra parte.
Ore 17.45: arrivo all'ingresso del cortile del centro salesiano e mi intrattengo a parlare con il/la guardiano/a di turno e con chi incontro (spesso con le ragazze del Foyer, una casa di accoglienza gestita dalle suore esattamente davanti a dove stiamo noi, dove vivono 70 bambine e ragazze orfane o con problemi di povertà, di famiglia). Dopodiché entro a casa, mi vesto con la tenuta antizanzare e decido il da farsi: fare il bucato (qui si lava tutto a mano), preparare qualcosa da fare l'indomani, e se c'è la santa elettricità e la beata connessione, collegarmi per scrivere!
Ore 19: vespri e cinque misteri di rosario con le suore davanti ad una statua di Maria Ausiliatrice nel cortile.
Ore 19.30: si mangia la cena. Il lunedì, il giovedì e il sabato con le suore, gli altri giorni tra noi volontarie.
Ore 21: dopo aver mangiato, sistemato e lavato i piatti ognuna fa un po' cosa vuole. Di solito stiamo insieme attorno ad un tavolo: c'è chi scrive al pc, chi scrive lettere o un diario personale, chi legge, chi chiacchiera, chi fa lavoretti per il giorno dopo o talvolta guardiamo un film. Possiamo uscire ma non possiamo tornare più tardi delle 23, anche durante il week end! Ogni tanto usciamo con degli amici beninesi per fare una passeggiata, andare a sentire musica dal vivo e confrontarci un po' (anche loro lavorano in un progetto che si occupa di bambini e ragazzi di strada!).
Ore 23: vado a dormire rintanandomi nella mia zanzariera :) Questo capita tutti i giorni eccetto:
- il mercoledì pomeriggio che sono a Tojojomej, un quartiere povero vicino alla laguna dove facciamo giochi fuori e dentro una baracca per tutti i bambini che vengono. Vado con una delle volontarie tedesche ed un educatore beninese. A volte ci sono anche sessanta-settanta bambini, di tutte le età, dai 2 ai 15. I piccoli piccoli stanno con l'educatore nella baracca, i più grandi con noi fuori! Facciamo spesso giochi d'acqua (quando c'è!) perchè alla fine tutti bevono! Sotto il sole cocente tutti sono contenti di rinfrescarsi e di bere!
- il giovedì pomeriggio dove sono sola con alcune ragazze del Foyer. Con loro posso decidere di fare qualunque cosa perchè quasi tutte parlano francese dato che le suore pagano loro la scuola!
- il sabato e la domenica, giornate per noi libere, ad eccezione del sabato mattina dedicato alle pulizie di tutta la casa delle suore e dove dobbiamo aiutare anche noi!
La domenica vado a Messa alle 9 (qui è sempre tutto presto per sfruttare le ore solari!) e poi facoltativamente nel pomeriggio posso dare una mano alle aspiranti e agli animatori all'oratorio.
Anche stavolta mi sono dilungata troppo,alla prossima puntata.

II puntata: un viaggio nel viaggio
Vi scrivo per augurarvi in ritardo buona Pasqua e raccontarvi come ho festeggiato qui  Sono partita sabato 12 per passare tutta la settimana Santa e Pasqua con Don Clement, un amico e sacerdote beninese che è stato nella mia parrocchia a Torino per qualche tempo!Lui è originario di Banikoara, una città a Nord del Benin. Abbiamo fatto un vero e proprio tour del centro-nord. Siamo stati a Parakou, Guinagourou, Gogonou, Founougou, Banikoara e al Parc National du W.  Ci siamo spostati in bus per il tragitto più lungo, mentre per i viaggi intermedi di tre o quattro ore in "taxi"! Sono quasi tutti vecchie macchine, in generale Peugeot 504, a 7-8 posti.  Non sono solo le persone a far pesare la macchina una tonnellata, ma anche i quintali di bagagli che caricano. Un parte sono nel baule, un po' sono tra gli spazi vuoti all'interno del veicolo e altrettanti sono sopra il tetto,legati con corde. All'inizio del primo viaggio che abbiamo fatto ho davvero pensato che sarebbe finita male, le lancette del conta chilometri erano in panne e il volante girava tutto a destra. La gente continuava a chiedere al tassista di fermarsi per comprare cose dalle bancarelle ai bordi della strada...e giù chili di mango, di carbone, di patate a cui dover trovare altro spazio! Durante l'ultimo viaggio non mi sono più stupita dei due polli vivi, attaccatti dalle zampe sul tetto della macchina, che scendevano lungo i finestrini e mi guardavano fissi! Siamo stati ospitati in diversi posti: il centro diocesano di Parakou, un centro a Gogonou dove vivono e fanno la formazione tutti i catechisti mandati dalle diverse parrocchie della diocesi di Kandi, in alcune parrocchie e in una comunità di suore salesiane della Visitazione congolesi. E' stato molto interessante conoscere le diverse realtà, soprattutto in un tempo così particolare come quello della Settimana Santa. La Domenica delle Palme siamo stati a Messa nel Monastero Cistercense "L'Etoile Notre-Dame" delle monache di clausura a Parakou: producono marmellate di mango, ananas, papaja, sciroppi di limone, arancia e infusi naturali. La Messa Crismale invece è stata celebrata a Gogonou il martedì, anziché il giovedì come da noi, poiché i sacerdoti di tutta la diocesi di Kandi dovevano fare chilometri per arrivare (e qui viaggiare non significa prendere l'autostrada ed in poco tempo arrivare!). E' durata circa tre ore tra canti, balli, bonghi: una vera e propria festa per i sacerdoti e per una suora francese che faceva 50 anni di vita religiosa di cui 30 vissuti in Africa! : siamo stati in una riserva naturale al confine con il Niger e il Burkina Faso, il Parc National du W. Abbiamo visto ippopotami, bufali, scimmie, babbuini, diversi tipi di antilopi, tantissimi uccelli dagli splendidi colori! La notte abbiamo dormito in una piccola parrocchia con pochi spazi, senza luce, ma con molti giovani! Il giovedì abbiamo fatto un tour di Banikoara per salutare tutta la famiglia e gli amici del don. Erano tutti felici di vederlo e mi sono sentita anche io un po' "a casa". Ho capito come davvero qui l'ospitalità sia sacra! Tutti ci volevano offrire qualcosa! Alla Messa del giovedì c'erano tante persone e a seguire hanno fatto i turni per l'adorazione notturna. I bambini qui durante le celebrazioni partecipano attivamente cantando e comportandosi da adulti. Abbiamo ripreso il nostro viaggio il giorno dopo fermandoci solamente per la Via Crucis. E' stata davvero provante: due ore sotto il sole a camminare, anche se la gente sembrava non sentirlo! Il sabato e la domenica di Pasqua siamo stati ospitati a Guinagourou in una piccola parrocchia. Anche qui, come Founogou gli abitanti sono in maggioranza musulmani. Le comunità sono nate da pochi anni, ma sono davvero calorose. Ho assistito tra la veglia Pasquale e la Messa di Pasqua a nove battesimi ed un matrimonio! Nei villaggi più piccoli era stranissimo che ci fosse un "bianco": un sacco di bambini mi guardavano come se fossi un extraterrestre, ero la prima che vedevano! Le reazioni erano diverse: alcuni venivano a guardarmi da vicino, altri si mettevano a piangere! Ho parlato con tanti giovani e con alcuni adulti. Sono tutti molto incuriositi dall'Europa ma hanno una visione un po' distorta: credono che siamo tutti molto ricchi e che non esiste la povertà! Nessuno di loro sapeva cos'era un termosifone, mi chiedevano come si sta con l'elettricità e com'è per strada di notte. Erano stupiti che non si potessero vedere bene le stelle! Qui le stelle sono una cosa incredibile, davvero! Laddove non c'è proprio l'elettricità ci sono alcune persone del villaggio che hanno un generatore e la vendono! Per 100 franchi puoi ricaricare il telefonino in piccole capanne. Ho visto anche un generatore per alimentare un piccolo locale con una televisione e delle casse per ballare all'aperto! Sono tornata a Cotonou davvero carica, sapendo tante cose in più sul paese, grazie a tutte le cose viste e le persone incontrate! Presto vi aggiornerò su cosa ho iniziato a fare qui nel concreto!
Il giorno dopo l'abbiamo dedicato al creato
Qui però si usa andare in 12! 4 davanti, 4 in mezzo e 4 dietro, da non credere! Sei praticamente in braccio al tuo vicino, senza più circolazione ai piedi. Il conducente non riesce quasi a cambiare le marce perché al posto del cambio ci sono le gambe di chi gli sta accanto.

ps. Un saluto a tutti e un abbraccio alla comunità di Napoli. Proprio qualche giorno fa ripensavo a quanto è stata grande per me l'esperienza nei Quartieri Spagnoli!

                                                                  Francesca

Ecco alcune foto dal Benin... 
 un'oasi nel deserto, la vita nel villaggio e bambini incuriositi dalla macchina fotografica...




Francesca è partita il 4 aprile da Torino per vivere un'esperienza di servizio e di condivisione a Cotonou, in Benin.  Ecco che cosa ci scrive: …

I puntata ... 10 aprile 2014

"Yovo, yovooo!" sono le prime parole che ti senti urlare, specialmente dai bambini, quando cammini per le strade di Cotonou. Significano "persona bianca" in una delle lingue beninesi, il fon, la più parlata della città. Non sono molti i bianchi qui e quando ci sono danno nell'occhio! Per chi invece conosci personalmente e per i bambini a cui dedichi il tuo tempo e il tuo servizio sei "tata". Nessuno di loro in realtà ti conosce bene, ma ti corre incontro non appena ti vede quasi come se non aspettasse nient'altro dalla sua giornata! La maggior parte dei bambini non parla francese, ma la comunicazione con loro non è un problema. Ci si capisce grazie agli educatori beninesi e ai gesti, sono tutti molto comunicativi! Ogni gioco, anche il più banale, è per i bambini motivo di sorrisi, di urla e di gesti d'affetto! La comunità delle suore salesiane qui gestisce tantissime attività e spazi (sito web). Pian piano, a seconda dei servizi che svolgerò, riuscirò a raccontarli. 
L'arrivo e l'accoglienza sono stati travolgenti. E' una settimana che sono qui e ho scoperto un sacco di cose sulla città e sui costumi grazie alle suore e alle altre tre ragazze volontarie che sono qui già da sei mesi. Isabella e Pia vengono dalla Germania, mentre Anna dall'Austria. Grazie a loro sto capendo come muovermi dato che la città è grande e caotica. E' divisa in due da un fiume che va dall'Oceano Atlantico ad un Grande Lago. Intorno al lago ci sono i quartieri più poveri. La gente vive in palafitte costruite con legno e lastre di ferro. Quando piove l'acqua e il fango arrivano ai livelli delle "porte" e ci si sposta con delle piroghe. In due di questi quartieri i servizi salesiani hanno due baracche di legno dove la mattina si fanno attività come a scuola materna per i bambini piccoli, mentre il pomeriggio è dedicato all'alfabetizzazione dei bambini che non possono andare a scuola per motivi economici. Esiste la scuola pubblica in Benin, ma è caro per chi guadagna poco pagare l'iscrizione, la divisa e il materiale necessari. Il mercoledì pomeriggio invece, in entrambi i posti, si gioca: un vero pienone! Tantissimi bambini accorrono, di tutte l'età! Sono rimasta molto toccata dai livelli di povertà della gente che vive laggiù alla "Lagune". Non c'è terra intorno alle palafitte, ma spazzatura. I bambini corrono e giocano lì, mentre maiali, cani e polli cercano da mangiare. Ogni tanto qualche adulto, dopo aver terminato di cucire una rete da pesca, accende il fuoco per bruciare un po' di rifiuti. Sembrerà paradossale, ma negli occhi dei bambini non c'è mai tristezza, solo gioia. Un tam-tam (i tipici tamburi africani) e due maracas bastano a far iniziare la festa! Tutti ballano muovendo il bacino e le spalle come se l'avessero imparato ancora prima di camminare. L'unico modo per arrivare laggiù o per spostarsi da un posto all'altro è lo "zem" (zemidjan), ovvero una moto-taxi.
Basta chiamare per la strada "Quequeno", che subito un uomo riconoscibile dalla camicia gialla che porta si accosta e ti chiede dove vuoi andare. E' molto strano l'approccio, perché dopo avergli detto dove desideri arrivare inizia la contrattazione del prezzo. Una volta messi d'accordo si parte ed è tutta un'avventura! Lui cerca di fare prima possibile per garantirti un servizio veloce e per poter lavorare nuovamente, ma per le strade c'è traffico ed è pieno di moto, motorini e qualche macchina. Sembra una gara a chi arriva primo! Le strade "asfaltate" sono poche, il resto è terra, buche e salti. Anche in questo caso quando piove però non ci si ferma! Aumenta il prezzo, ci sono meno zem in giro, ma c'è sempre qualcuno disposto a portarti attraverso l'acqua, dove vuoi e fin dove è possibile! Nei vari tragitti da un posto all'altro mi guardo molto intorno. Non c'è un vero e proprio paesaggio! In lontananza da alcune parti si vede il lago o l'oceano. Per il resto sono baracche abitate e banchi per vendere. Quelli che noi chiamiamo palazzi o ville sono pochi. Di questi pochi, un po' sono nel quartiere delle ambasciate dove si presume vivano i più agiati e le persone di rilievo, altri sono in rovina, dove vive la gente della "classe media", mentre i restanti sono costruiti a metà e lasciati così, abbandonati. Pare che la motivazione sia "Non c'erano più soldi". Nonostante questo il clima è sempre gioioso e di festa. C'è musica in qualunque parte della città e a qualunque ora, anche quando manca l'elettricità. Tutti sono vestiti con abiti coloratissimi. Manghi, papaje e avocadi spuntano da ogni dove al mercato di Danktopa dove si può trovare davvero di tutto e di più! Tutti ti si rivolgono in modo gentile e dopo i saluti ti chiedono sempre "Commen ça va?", non per formalità, ma per ascoltarne la risposta. In tanti vogliono sapere che impressioni hai della loro terra. Mi piacerebbe davvero che dalle mie parole si potesse leggere quello che diceva Davide, un giornalista free-lancer in uno degli incontri missionari pre-partenza: "Come raccontare il viaggio missionario? Brevemente e con gioia!". Spero di riuscirci!
A presto, Francesca

2 commenti:

  1. Grazie cara Fra del tuo aggiornamento. Grazie perchè ci rendi partecipi della tua felicità!
    Continuiamo ad accompagnarti e seguirti insieme al resto del gruppo missionario che, poco alla volta, cresce e si allarga... per abbracciare tutto il mondo!
    Nell'ultimo incontro c'era chi veniva da Torino, Carmagnola, Asti, San Raffaele, Pino e chi ci seguiva da Napoli, dal Benin, da Budapest e, ahimè... anche da casa, a letto influenzato. Ma è stato bello sapere che tutti condividevamo lo stesso desiderio: essere missionari!
    A presto!!
    srSte

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  2. Cara Fra,
    forse tu starai sentendo la fatica di chi deve partire per tornare, ma noi ti stiamo aspettando a braccia aperte per ascoltare la tua esperienza da vivo!! A presto!! srste

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