STAFFETTA
MISSIONARIA 2014
NOTIZIE DAL
BENIN
III puntata: la mia nuova quotidianità
II puntata: un viaggio nel viaggio
Il giorno dopo l'abbiamo
dedicato al creato
Qui però si usa andare in 12! 4 davanti, 4 in mezzo e 4 dietro, da non credere! Sei praticamente in braccio al tuo vicino, senza più circolazione ai piedi. Il conducente non riesce quasi a cambiare le marce perché al posto del cambio ci sono le gambe di chi gli sta accanto.
III puntata: la mia nuova quotidianità
Dopo alcune settimane di "travail"
posso raccontarvi nel dettaglio come trascorro le mie giornate qui!
Ore 7.15: suona la sveglia, fuoriesco dalla zanzariera
e mi dirigo verso il bagno per una doccia veloce con più o meno acqua a seconda
dei giorni o con pentolini d'acqua di riserva se non esce nulla dal rubinetto. Mi
vesto e preparo lo zaino: bottiglie d'acqua, spray anti zanzare, mantella
contro la pioggia (non si sa mai, potrebbe esserci un quarto d'ora di diluvio
universale in qualunque momento, come no!), materiale da utilizzare per le
attività e per i giochi pensati per la giornata.
Ore 7.50: scendo al piano inferiore insieme alle altre
ragazze volontarie per fare colazione. La casa offre pane, marmellata, burro, a
volte tonno o strani patè, caffè in polvere, cacao in polvere, latte in polvere
e acqua calda con cui poter fare il tutto! Ritiriamo e laviamo le cose usate,
senza dimenticare di riempire due bottiglie d'acqua filtrata che serviranno a
ciascuna di noi per tutta la giornata.
Ore 8.20: casco in mano e zaino in spalla, si va a
cercare un taxi-moto e ognuna di noi andrà per la sua strada (facciamo cose
diverse qui, solo ogni tanto qualcuna di noi è insieme per qualche servizio!).
Una volta trovato (sono tantissimi in tutte le strade: in effetti sono loro che
cercano clienti!!) si passa un po' di tempo a contrattare il prezzo del viaggio
e a dare le indicazioni su dove si vuole andare. Non esistono indirizzi e
numeri civici in tutta la città, ma solo in alcuni grandi centri di interesse!
E' necessario quindi dire il nome del quartiere in cui si vuole andare e dare
qualche riferimento di qualcosa che si trova nelle vicinanze a dove si vuole andare:
una farmacia, un hotel, un ponte, un incrocio un po' più grande del solito, una
scuola! All'inizio è stato traumatico perchè la città è estesa e le vie,
specialmente quelle non asfaltate, mi sembravano tutte uguali. Ora inizio ad
orientarmi e a trovare i miei punti di riferimento per spiegarmi! Se abbiamo
trovato un accordo dunque e la moto parte (spesso ci si ferma per fare benzina
dopo pochi metri: ci sono i venditori con le bottiglie piene sulla strada) si
va!
Ore 9: saluto il quequeno e mi ritrovo nel vivo di
Danktopa, il nome del quartiere del mercato. E' un vero caos, c'è di tutto e di
più! Il mercato è talmente esteso che non ho ancora capito come fare per
determinarne i confini. Una parte è lungo il fiume, una parte più interna è
formata da un grande spazio in cui si creano tutti i giorni come delle viuzze
tra un banco e l'altro, un'altra parte è formata da baracche in legno e ferro e
un'altra ancora da costruzioni in muratura che fungono da "negozi".
In mezzo passano carretti per trasportare cose da vendere, donne e bambine con
ceste e la merce n testa e in alcune parti anche motorini e camioncini. E'
davvero caotico e bisogna fare attenzione a non far rovesciare nulla o a non
essere urtati da qualche cosa, motorino, carretto o merce che sia! Si vende di
tutto ed è organizzato un po' a caso in settori: alimentari, vestiti e scarpe,
bigiotteria e "coiffeur" per fare i capelli, le treccine e la
manicure, apparecchiature elettroniche e oggetti da lavoro. La gente urla,
contratta, fischia, ti chiama! E' tutto molto sporco e ci sono rifiuti un po'
ovunque, ma la cosa più assurda e raccapricciante sono i "fétiches":
si tratta di ossa, corna, occhi, lingue, pelle, insomma parti di animali morti
(pezzi di babbuini, giraffe, uccelli, coccodrilli, tutto il possibile e
trovabile!). Alcune sembrano "imbalsamate", altre sembrano ancora in
decomposizione. Immaginatevi con il caldo la puzza che fanno e quante mosche ci
sono intorno! La religione "vodoun" vuole che si usino i
"feticci" in segno di protezione e di sacrificio per combattere la
stregoneria. Non ho ancora capito bene oggi come oggi come vadano le cose. Sembra
che le persone in città che ci credono facciano tutto a casa loro e in pubblico
sia rimasto solo come evento "culturale": abbiamo assistito a una
cerimonia vodoun per strada in cui c'erano tre uomini vestiti in modo bizzarro
con delle maschere in faccia e sui trampoli che danzavano insieme ad altri
vestiti con gonnellini, piume e segni bianchi sul viso, mentre un gruppo
suonava bonghi e maracas! La gente batteva le mani e sembrava divertita, ma le
maschere erano inquietanti!
Ore 9.15: arrivo alla baracca in una parte del mercato
dove ci sono anche i taxi che partono per andare al nord. Questo vuol dire
altro caos, gente che vuole che tu parta e gente che vuole venderti di tutto
per il viaggio perché pensa che tu debba partire! Attraversato il punto traumatico
ti accoglie un'orda di bambini festosi :): sono i bambini della "scuola
materna" del mercato. Ci sono due baracche: una gestita da educatori
salesiani ma all'interno del progetto dei frati, per accogliere i ragazzi di
strada dai 6 anni ai 18 più o meno. L'altra è per le ragazze femmine della
stessa età. E' quest'ultima a far parte del progetto delle suore salesiane! E'
divisa in due spazi, una "stanza" per le ragazze, l'altra per i
bambini piccoli dai 2 ai 5 anni. Sono i figli di chi vende al mercato che
vengono tutti soli o raramente accompagnati, la mattina per giocare e fare
attività, altrimenti sarebbero abbandonati a loro stessi tutto il giorno.
Capita spesso che arrivi una mamma dicendo che ha perso un bambino e chiede se
ne sappiamo qualcosa! I responsabili dei bambini sono due ragazzi giovani, un
beninese e un togolese, che li fanno giocare e li introducono con canzoncine e
attività al francese. Io di fatto non sono lì per i bambini piccoli, ma quando
arrivo sto un po' a giocare con loro prima di dedicarmi alle ragazze che
arrivano più tardi, intorno alle dieci. Con i bambini è più semplice ed
immediato: ti corrono incontro, ti saltano addosso, giocano con qualunque cosa!
Le ragazze sono diverse (e dico ragazze anche se di fatto alcune hanno 6-7
anni. Sono già davvero grandi per alcune cose, dato che vivono e lavorano
sempre al mercato, lì dove non ci sono regole. Il mercato è un po' come
la savana, vince il più forte! Sono dunque abituate a contrattare, a
rubacchiare se necessario, a relazionarsi con gli adulti, ad essere furbe e
scaltre, a maneggiare i pochi soldi che guadagnano, a prendersi cura nel mentre
dei fratellini più piccoli se gli si sono stati affidati quel giorno. Se sei
piccola sei perfetta per lavorare, soprattutto per vendere! Arrivano con ceste
piene di roba, alcune davvero pesanti. C'è chi vende banane, manghi, pezzi di
anguria, bibite "fresche" in delle "scatole-frigo" con
ghiaccio almeno per un po', necessario per capelli, cibo fritto, borse, foglie
di una pianta lunghe e strette che usano per legare le cose...posano il tutto
davanti alla baracca o dentro: il risultato è che è pieno di mosche e bisogna
fare attenzione a non urtare nulla! Passano alcune ore lì, a volte anche meno,
per riposarsi, distrarsi, mangiare, bere, giocare, fare le attività che
proponiamo, parlare, incontrarsi, e poi ripartono! La sensazione che ho è che
guadagnino pochissimo perché usano i pochi soldi che hanno per comprare qualcosa
da mangiare alle altre o da qualche parte (ci sono banchi in cui cucinano e
puoi acquistare un piatto di riso, pollo appena ucciso e cucinato e tutto ciò
che è possibile fare sul fuoco, oppure cose fredde come latte in polvere con
cacao e pane, delle sottospecie di creme di tapioca o cose del genere!).
Ore 10: iniziano ad arrivare le ragazze. Con me c'è
Tata Claudine, una signora beninese che da dodici anni collabora con le suore.
Lei parla il fon quindi può comunicare con le ragazze. E' questo infatti il
grande ostacolo: la lingua. Sono rarissime le ragazze che parlano francese. Alcune
possono dire cose elementari, ma per il resto nella baracca si parla fon.
Quando qualcuno racconta qualcosa, quando litigano, quando si picchiano diventa
difficile per me interagire come vorrei! Sono moooolto manesche e si urlano
contro per niente. A volte capisco dalla situazione, a volte devo chiedere alla
Tata. Mi è spiaciuto molto per esempio non capire nulla quando una ragazza ha
iniziato a raccontare a tutte qualcosa e poi ha pianto per circa un quarto
d'ora. La tata prima di andarcene mi ha spiegato che lei crede di avere la
stregoneria perché di notte non riesce a dormire e sente come uno spirito che
si impossessa di lei non lasciandola stare in pace.(ecco un esempio di credenza
voudou tra la gente, la ragazza di fatto è musulmana, ha il velo e va alla
moschea a pregare, ma crede comunque alla stregoneria!). Le attività alla
baracca variano dal giocare a cose come Uno, a carte, ad un gioco africano
strano, a fare bricolage, braccialetti, uncinetto fino all'alfabetizzazione.
Tutte le ragazze che lavorano al mercato non vanno a scuola dunque non sanno
scrivere nè leggere! E' assurdo vedere ragazze di quattordici anni incapaci di
scrivere come si chiamano! Per questo cerchiamo di fare anche un po' di
alfabetizzazione, ma non è sempre scontato che loro abbiano voglia! Al momento
la maggior parte inizia a scrivere nome e cognome. Facciamo anche un po' di
matematica e sulle operazioni se la cavano molto meglio perchè fin da quando
iniziano a lavorare al mercato maneggiano i soldi e sanno dare il resto. I loro
nomi sono davvero bizzarri, così come quelli dei bambini alla scuola materna:
Dieu-merci, Dieu-donnè, Deo Gracias, Prince, Spero, Janvier, Felicitè o più
africani come Djougoudjogou :)
Ore 12.30: zaino e casco, due piccole della scuola
materna per mano, attraverso con loro il mercato per accompagnarle fino ai
banchi dove le loro mamme lavorano. Poi proseguo sola per andare a mangiare
alla Maison de l'Esperance dove ci saranno anche le altre volontarie che nel
frattempo la mattina hanno fatto altro!
Ore 13: si mangia! il posto è una scuola di
formazione professionale con diversi atelier: di cucina, di pasticceria, di
panetteria, di saponeria. Quelli della cucina si esercitano e noi mangiamo
quello che preparano! Il cibo più usato è la "pate", una sottospecie
di polenta che può essere nera, rossa o bianca a seconda del cereale che si usa
per farla, accompagnata da salse piccanti, da pollo o da pesce. Altrimenti
riso, cous-cous, spaghetti (che usano mischiare con l'insalata e la maionese:
strano per un italiano, ma mica male!) o yampilè (delle specie di gnocchi
enormi e fatti con le patate africane, lunghe e bianche!).Sembra strano, ma qui
ho sempre fame! Pensavo non fosse così per via del caldo, invece è proprio il
caldo che ti mette appetito!
Ore 13.45: mi rimetto in cammino sotto il sole cocente
dopo aver mangiato, è questo il momento più traumatico della giornata (ecco un
altro aspetto del caldo: ti senti stanca!) dove vorrei dormire un po' o dove avrei
davvero bisogno di un espresso. Rifiuto il caffè in polvere sciolto nell'acqua bollente,
ma talvolta bevo una specie di cappuccino: caffè in polvere, acqua, latte
condensato e ghiaccio..e giungo di nuovo alla baracca!
Ore 14: le ragazze sono già lì pronte a fare casino!
quando parte il momento bonghi e ballo capisci che non dormirai mai più, dunque
ti attivi! Durante il pomeriggio l'alfabetizzazione è bandita perché le ragazze
non hanno molta voglia, dunque si gioca e si fanno lavoretti! Solo il venerdì pomeriggio
è permesso, se c'è l'elettricità, guardare un telefilm beninese dalla piccola
tv che è stata donata da qualcuno! La maggior parte sono il lingua fon, ogni
tanto sottotitolati in francese e parlano solo di famiglia, soldi e litigi. Il
risultato è che le ragazze non urlano più, sono attentissime, ma al loro posto
lo fa la tv.
Ore 17: si rimette in ordine la baracca scopando per
terra e buttando i rifiuti fuori (non esistono i bidoni!). Saluto le ragazze,
faccio un po' di strada a piedi per pagare di meno lo zem (devono avere un
permesso per entrare nel mercato che a loro costa!) e contratto nuovamente per
tornare a casa, a meno che non debba andare da qualche altra parte.
Ore 17.45: arrivo all'ingresso del cortile del centro
salesiano e mi intrattengo a parlare con il/la guardiano/a di turno e con chi
incontro (spesso con le ragazze del Foyer, una casa di accoglienza gestita
dalle suore esattamente davanti a dove stiamo noi, dove vivono 70 bambine e
ragazze orfane o con problemi di povertà, di famiglia). Dopodiché entro a casa,
mi vesto con la tenuta antizanzare e decido il da farsi: fare il bucato (qui si
lava tutto a mano), preparare qualcosa da fare l'indomani, e se c'è la santa
elettricità e la beata connessione, collegarmi per scrivere!
Ore 19: vespri e cinque misteri di rosario con le suore
davanti ad una statua di Maria Ausiliatrice nel cortile.
Ore 19.30: si mangia la cena. Il lunedì, il giovedì e il
sabato con le suore, gli altri giorni tra noi volontarie.
Ore 21: dopo aver mangiato, sistemato e lavato i
piatti ognuna fa un po' cosa vuole. Di solito stiamo insieme attorno ad un
tavolo: c'è chi scrive al pc, chi scrive lettere o un diario personale, chi
legge, chi chiacchiera, chi fa lavoretti per il giorno dopo o talvolta
guardiamo un film. Possiamo uscire ma non possiamo tornare più tardi delle 23,
anche durante il week end! Ogni tanto usciamo con degli amici beninesi per fare
una passeggiata, andare a sentire musica dal vivo e confrontarci un po' (anche
loro lavorano in un progetto che si occupa di bambini e ragazzi di strada!).
Ore 23: vado a dormire rintanandomi nella mia
zanzariera :) Questo capita tutti i giorni eccetto:
- il mercoledì pomeriggio che sono a Tojojomej, un quartiere povero vicino alla laguna
dove facciamo giochi fuori e dentro una baracca per tutti i bambini che vengono.
Vado con una delle volontarie tedesche ed un educatore beninese. A volte ci
sono anche sessanta-settanta bambini, di tutte le età, dai 2 ai 15. I piccoli
piccoli stanno con l'educatore nella baracca, i più grandi con noi fuori! Facciamo
spesso giochi d'acqua (quando c'è!) perchè alla fine tutti bevono! Sotto il
sole cocente tutti sono contenti di rinfrescarsi e di bere!
- il giovedì pomeriggio dove sono
sola con alcune ragazze del Foyer. Con loro posso decidere di fare qualunque
cosa perchè quasi tutte parlano francese dato che le suore pagano loro la
scuola!
- il sabato e la domenica,
giornate per noi libere, ad eccezione del sabato mattina dedicato alle pulizie
di tutta la casa delle suore e dove dobbiamo aiutare anche noi!
La domenica vado a Messa alle 9 (qui è sempre
tutto presto per sfruttare le ore solari!) e poi facoltativamente nel
pomeriggio posso dare una mano alle aspiranti e agli animatori all'oratorio.
Anche stavolta mi sono
dilungata troppo,alla prossima puntata.II puntata: un viaggio nel viaggio
Vi scrivo per augurarvi in ritardo buona
Pasqua e raccontarvi come ho festeggiato qui
Sono partita sabato 12 per passare tutta la settimana Santa e Pasqua con
Don Clement, un amico e sacerdote beninese che è stato nella mia
parrocchia a Torino per qualche tempo!Lui è originario di Banikoara, una città
a Nord del Benin. Abbiamo fatto
un vero e proprio tour del centro-nord. Siamo stati a Parakou, Guinagourou,
Gogonou, Founougou, Banikoara e al Parc National du W. Ci siamo spostati in bus per
il tragitto più lungo, mentre per i viaggi intermedi di tre o quattro ore
in "taxi"! Sono quasi tutti vecchie macchine, in generale Peugeot
504, a 7-8 posti. Non sono solo le persone a far
pesare la macchina una tonnellata, ma anche i quintali di bagagli che
caricano. Un parte sono nel baule, un po' sono tra gli spazi vuoti all'interno
del veicolo e altrettanti sono sopra il tetto,legati con corde.
All'inizio del primo viaggio che abbiamo fatto ho davvero pensato che
sarebbe finita male, le lancette del conta chilometri erano in panne e il
volante girava tutto a
destra. La gente continuava a chiedere al tassista di fermarsi per comprare
cose dalle bancarelle ai bordi della strada...e giù chili di mango, di
carbone, di patate a cui dover trovare altro spazio! Durante l'ultimo viaggio non mi
sono più stupita dei due polli vivi, attaccatti dalle zampe sul tetto della
macchina, che scendevano lungo i finestrini e mi guardavano fissi!
Siamo stati ospitati in diversi posti: il centro diocesano di Parakou, un
centro a Gogonou dove vivono e fanno la formazione tutti i catechisti
mandati dalle diverse parrocchie della diocesi di Kandi, in alcune parrocchie e in una
comunità di suore salesiane della Visitazione congolesi. E' stato molto interessante
conoscere le diverse realtà, soprattutto in un tempo così particolare come
quello della Settimana Santa. La Domenica delle Palme siamo stati a Messa nel
Monastero Cistercense "L'Etoile Notre-Dame" delle monache di
clausura a Parakou: producono marmellate di mango, ananas, papaja, sciroppi
di limone, arancia e infusi naturali. La Messa Crismale invece è stata
celebrata a Gogonou il martedì, anziché il giovedì come da noi, poiché i
sacerdoti di tutta la diocesi di Kandi dovevano fare chilometri per
arrivare (e qui viaggiare non significa prendere l'autostrada ed in poco tempo
arrivare!). E' durata circa tre ore tra canti, balli, bonghi: una vera e
propria festa per i sacerdoti e per una suora francese che faceva 50 anni di
vita religiosa di cui 30 vissuti in Africa! : siamo
stati in una riserva
naturale al confine con il Niger e il Burkina Faso, il Parc National du W.
Abbiamo visto ippopotami, bufali, scimmie, babbuini, diversi tipi di
antilopi, tantissimi uccelli dagli splendidi colori! La notte abbiamo
dormito in una piccola parrocchia con pochi spazi, senza luce, ma con molti
giovani! Il giovedì abbiamo fatto un tour di Banikoara per salutare
tutta la famiglia e gli amici del don. Erano tutti felici di vederlo e
mi sono sentita anche io un po' "a casa". Ho capito come davvero qui
l'ospitalità sia sacra! Tutti ci volevano offrire qualcosa! Alla Messa
del giovedì c'erano tante persone e a seguire hanno fatto i turni per
l'adorazione notturna. I bambini qui durante le celebrazioni partecipano
attivamente cantando e comportandosi da adulti. Abbiamo ripreso il nostro
viaggio il giorno dopo fermandoci solamente per la Via Crucis. E' stata
davvero provante: due ore sotto il sole a camminare, anche se la gente
sembrava non sentirlo! Il sabato e la domenica di Pasqua siamo stati ospitati a
Guinagourou in una piccola parrocchia. Anche qui, come Founogou gli abitanti
sono in maggioranza musulmani. Le comunità sono nate da pochi anni, ma
sono davvero calorose. Ho assistito tra la veglia Pasquale e la Messa di Pasqua a nove battesimi ed un
matrimonio! Nei villaggi
più piccoli era stranissimo che ci fosse un "bianco": un sacco di
bambini mi guardavano come se fossi un extraterrestre, ero la prima che
vedevano! Le reazioni erano diverse: alcuni venivano a guardarmi da
vicino, altri si mettevano a piangere! Ho parlato con tanti giovani e
con alcuni adulti. Sono tutti molto incuriositi dall'Europa ma hanno una
visione un po' distorta: credono che siamo tutti molto ricchi e che non esiste
la povertà! Nessuno di loro sapeva cos'era un termosifone, mi chiedevano come
si sta con l'elettricità e com'è per strada di notte. Erano stupiti che
non si potessero vedere bene le stelle! Qui le stelle sono una cosa
incredibile, davvero! Laddove non c'è proprio l'elettricità ci sono alcune
persone del villaggio che hanno un generatore e la vendono! Per 100 franchi
puoi ricaricare il telefonino in piccole capanne. Ho visto anche un
generatore per alimentare un piccolo locale con una televisione e delle casse
per ballare all'aperto! Sono tornata a Cotonou davvero carica, sapendo
tante cose in più sul paese, grazie a tutte le cose viste e le persone
incontrate! Presto vi aggiornerò su cosa ho iniziato a fare qui nel
concreto!
Qui però si usa andare in 12! 4 davanti, 4 in mezzo e 4 dietro, da non credere! Sei praticamente in braccio al tuo vicino, senza più circolazione ai piedi. Il conducente non riesce quasi a cambiare le marce perché al posto del cambio ci sono le gambe di chi gli sta accanto.
ps. Un saluto a tutti e un abbraccio alla
comunità di Napoli. Proprio qualche giorno fa ripensavo a quanto è stata
grande per me l'esperienza nei Quartieri Spagnoli!
Francesca
Ecco alcune foto dal Benin...
I puntata ... 10 aprile 2014
"Yovo, yovooo!" sono le prime parole
che ti senti urlare, specialmente dai bambini, quando cammini per
le strade di Cotonou. Significano "persona bianca" in una delle lingue
beninesi, il fon, la più parlata della città. Non sono molti i bianchi
qui e quando ci sono danno nell'occhio! Per chi invece conosci
personalmente e per i bambini a cui dedichi il tuo tempo e il tuo
servizio sei "tata". Nessuno di loro in realtà ti conosce bene, ma
ti corre incontro non appena ti vede quasi come se non aspettasse
nient'altro dalla sua giornata! La maggior parte dei bambini non
parla francese, ma la comunicazione con loro non è un problema. Ci si
capisce grazie agli educatori beninesi e ai gesti, sono tutti molto
comunicativi! Ogni gioco, anche il più banale, è per i bambini
motivo di sorrisi, di urla e di gesti d'affetto! La comunità delle suore
salesiane qui gestisce tantissime attività e spazi (sito web). Pian
piano, a seconda dei servizi che svolgerò, riuscirò a raccontarli.
L'arrivo e
l'accoglienza sono stati travolgenti. E' una settimana che sono qui e ho
scoperto un sacco di cose sulla città e sui costumi grazie alle suore e
alle altre tre ragazze volontarie che sono qui già da sei mesi.
Isabella e Pia vengono dalla Germania, mentre Anna dall'Austria. Grazie
a loro sto capendo come muovermi dato che la città è grande e caotica.
E' divisa in due da un fiume che va dall'Oceano Atlantico ad un
Grande Lago. Intorno al lago ci sono i quartieri più poveri. La gente
vive in palafitte costruite con legno e lastre di ferro. Quando piove
l'acqua e il fango arrivano ai livelli delle "porte" e
ci si sposta con delle piroghe. In due di questi quartieri i servizi salesiani hanno
due baracche di legno dove la mattina si fanno attività come a scuola
materna per i bambini piccoli, mentre il pomeriggio è dedicato
all'alfabetizzazione dei bambini che non possono andare a scuola per
motivi economici. Esiste la scuola pubblica in Benin, ma è caro per chi
guadagna poco pagare l'iscrizione, la divisa e il materiale
necessari. Il mercoledì pomeriggio invece, in entrambi i posti, si
gioca: un vero pienone! Tantissimi bambini accorrono, di tutte l'età!
Sono rimasta molto toccata dai livelli di povertà della gente che
vive laggiù alla "Lagune". Non c'è terra intorno alle palafitte,
ma spazzatura. I bambini corrono e giocano lì, mentre maiali, cani e
polli cercano da mangiare. Ogni tanto qualche adulto, dopo aver
terminato di cucire una rete da pesca, accende il fuoco per bruciare un
po' di rifiuti. Sembrerà paradossale, ma negli occhi dei bambini non c'è
mai tristezza, solo gioia. Un tam-tam (i tipici tamburi africani)
e due maracas bastano a far iniziare la festa! Tutti ballano muovendo
il bacino e le spalle come se l'avessero imparato ancora prima di camminare.
L'unico modo per arrivare laggiù o per spostarsi da un posto all'altro è
lo "zem" (zemidjan), ovvero una moto-taxi.
Basta chiamare per
la strada "Quequeno", che subito un uomo riconoscibile dalla camicia gialla che porta si
accosta e ti chiede dove vuoi andare. E' molto strano l'approccio,
perché dopo avergli detto dove desideri arrivare inizia la
contrattazione del prezzo. Una volta messi d'accordo si parte ed
è tutta un'avventura! Lui cerca di fare prima possibile per garantirti
un servizio veloce e per poter lavorare nuovamente, ma per le strade c'è
traffico ed è pieno di moto, motorini e qualche macchina. Sembra
una gara a chi arriva primo! Le strade "asfaltate" sono poche, il
resto è terra, buche e salti. Anche in questo caso quando piove però non
ci si ferma! Aumenta il prezzo, ci sono meno zem in giro, ma c'è sempre
qualcuno disposto a portarti attraverso l'acqua,
dove vuoi e fin dove è possibile! Nei vari tragitti da un posto all'altro
mi guardo molto intorno. Non c'è un vero e proprio paesaggio! In lontananza
da alcune parti si vede il lago o l'oceano. Per il resto sono baracche
abitate e banchi per vendere. Quelli che noi chiamiamo palazzi o
ville sono pochi. Di questi pochi, un po' sono nel quartiere delle
ambasciate dove si presume vivano i più agiati e le persone di rilievo,
altri sono in rovina, dove vive la gente della "classe
media", mentre i restanti sono costruiti a metà e lasciati così, abbandonati. Pare che la motivazione sia "Non
c'erano più soldi". Nonostante questo il clima è sempre gioioso e di
festa. C'è musica in qualunque parte della città e a qualunque ora,
anche quando manca l'elettricità. Tutti sono vestiti con abiti coloratissimi.
Manghi, papaje e avocadi spuntano da ogni dove al mercato di Danktopa
dove si può trovare davvero di tutto e di più! Tutti ti si rivolgono in
modo gentile e dopo i saluti ti chiedono sempre "Commen ça
va?", non per formalità, ma per ascoltarne la risposta. In tanti
vogliono sapere che impressioni hai della loro terra. Mi
piacerebbe davvero che dalle mie parole si potesse leggere quello che diceva
Davide, un giornalista free-lancer in uno degli incontri missionari
pre-partenza: "Come raccontare il viaggio missionario?
Brevemente e con gioia!". Spero di riuscirci!
A presto, Francesca
Grazie cara Fra del tuo aggiornamento. Grazie perchè ci rendi partecipi della tua felicità!
RispondiEliminaContinuiamo ad accompagnarti e seguirti insieme al resto del gruppo missionario che, poco alla volta, cresce e si allarga... per abbracciare tutto il mondo!
Nell'ultimo incontro c'era chi veniva da Torino, Carmagnola, Asti, San Raffaele, Pino e chi ci seguiva da Napoli, dal Benin, da Budapest e, ahimè... anche da casa, a letto influenzato. Ma è stato bello sapere che tutti condividevamo lo stesso desiderio: essere missionari!
A presto!!
srSte
Cara Fra,
RispondiEliminaforse tu starai sentendo la fatica di chi deve partire per tornare, ma noi ti stiamo aspettando a braccia aperte per ascoltare la tua esperienza da vivo!! A presto!! srste