News da Paramonga
Dopo 4 aeroporti, 3 aerei, un bel ritardo, una
meravigliosa alba a Rio e 0 bagagli persi eccomi arrivata a Lima. Ad
accogliermi ci sono hermana Barbarita e hermana Elisa. Il bello di non sapere
cosa ti aspetta sta anche nella scoperta che la comunità che ti ospiterà sta a 4 ore di viaggio in autobus da
Lima. È stato un viaggio avventuroso su un autobus che di
primavere ne ha viste, ma che mi ha regalato immagini e paesaggi spettacolari!
Finalmente arriviamo a Paramoga, una cittadina al nord della provincia di Lima
e (mi dicono) primo distretto agro alimentare del Perù. Qui vivono las hermanas Barbarita, Elisa, Fernanda, Mercedes e Genoveffa.
Un giorno a Paramonga
La giornata
inizia con la visita al mercato con hermana Elisa. Usciamo e camminando per la via principale di Paramonga chiedo ad Elisa perché tutti suonano
continuamente il clacson e mi dice che se osservo bene tutti suonano il clacson
invece di frenare! E in effetti è proprio così, essendo la guida un po’ selvaggia, ognuno fa un po’ quello che vuole, continuano a suonare e poi (eventualmente) frenano! C'è davvero un caos incredibile per le strade, ma per loro sembra la cosa più naturale del mondo!
Arriviamo al
mercato e quello che si vede come prima cosa è una distesa di
"banchi" improvvisati con frutta e verdura circondati da moto taxi
lungo la strada e un sacco di cani randagi che girano tranquillamente tra la
gente. Ci addentriamo nella parte più coperta e anche un po’ più organizzata, talmente organizzata che ad un certo punto
Elisa mi fa notare un banco con un servizio "just in time" di polli,
ovvero, nel retro si vedono delle casse enormi con dei polli vivi che a
richiesta vengono subito "matados", spennati e sono pronti per essere
cucinati! Sono sincera, la sensazione è un po’ strana! Ci fermiamo
per comprare un po’ di verdura e la titolare del banco mi
guarda ed esclama: "que ojos!". Parliamo un po’ con lei e poi proseguiamo. Camminando penso alla sua esclamazione e
realizzo che effettivamente qui non sono proprio abituati a vedere persone con
gli occhi chiari! Acquistato tutto quello di cui avevamo bisogno, torniamo
verso casa e ci mettiamo ai fornelli. A pranzo conosco il parroco di questa
comunità, un uomo semplice, originario della "Sierra"
(la parte più interna e montuosa del Perù) che parla uno spagnolo "stretto" (a volte poco comprensibile) e
che mi racconta come è rimasto ben impressionato dalla
Germania, dove si è fermato per un breve periodo. Parla
del popolo tedesco come di un popolo onesto, leale, di cui ti puoi fidare. Dopo
la siesta accompagno hermana Genoveffa per alcune commissioni e il giro per il
paese si trasforma in racconto a cielo aperto sulla storia di Paramonga: mi
racconta di quando la fabbrica di carta e di zucchero era una proprietà privata, che ad un certo punto è stata espropriata ed è diventata una cooperativa. Il progetto cooperativo però è fallito e dopo un po’ di speculazione ora
la proprietà delle fabbriche e della maggior parte
dei terreni e beni immobili della città appartiene al signor Wong, un
imprenditore con origini cinesi che gestisce anche una famosa catena di
supermercati in Perù. Da qualsiasi parte del paese e per
tutto il giorno si può vedere l'enorme nube di fumo che esce
dalla ciminiera della fabbrica di zucchero e che sicuramente è uno dei motivi per cui qui non si vede quasi mai il sole. La ciminiera non è molto alta e questo fa si che il fumo si disperda
direttamente sulle colline che circondano Paramonga dove vivono le persone e le
famiglie più povere. Sono persone che si sono
trasferite qui per lavoro e non potendosi permettere una casa in centro hanno
iniziato ad occupare e costruire le proprie case in collina. Il fumo che arriva
dalla fabbrica ha causato e continua a causare molti problemi di salute per
queste persone, che non hanno nemmeno un ospedale di riferimento. Nonostante i
30.000 abitanti circa, Paramonga non ha un ospedale, o meglio, la struttura c'è, ma è abbandonata, perché il Sig. Wong quando decise di
acquistare le fabbriche e la maggior parte degli immobili di Paramonga decise
anche che l'ospedale non era un investimento interessante e nessun altro lo
prese in carico.
E' quasi sera
e las hermanas sono state invitate ad una novena per la "cruz de
Motupe" una croce costruita da un sacerdote e molto venerata dalla gente.
Qui sono molto diffuse queste forme di venerazioni popolari per le statue dei
Santi, icone ecc... e ad ogni
anniversario festeggiano con novene, processioni e celebrazioni varie.
Arriviamo e mi ritrovo davanti ad una specie di altare con un sacco di
decorazioni, fiori, luci di natale (con musichetta inclusa). In alto si
intravede la croce rivestita con una specie di mantellino decorato.
Condividiamo un momento di preghiera e meditazione della parola e alla fine
"vamos a compartir papa a la huancaína": un piatto tipico perviano con patate bollite, una salsa
leggermente piccante, uova e una foglia di insalata. E da bere? Ovviamente Inka
Kola! La bevanda analcolica preferita dai peruviani. E' gialla e ha il sapore
di big babol frizzante! Con una descrizione simile capisco che non vi viene
voglia di provarla ma vi assicuro che è buona.
Un giorno a Tunan
Ora vi porto
con me e hermana Mercedes a Tunan, un piccolo pueblo vicino a Paramonga in direzione della Sierra. Appena arrivate ci fermiamo in una piccola bottega per comprare due confezioni di marmellata e poi ci avviamo verso casa di Pedro e Rosita. Prendiamo la strada che va verso i campi, attraversiamo un piccolo canale dove le donne vanno a lavare i panni e continuiamo a camminare in mezzo alle coltivazioni di canna da zucchero fino ad arrivare su una sponda di un torrente secco. E proprio lì c'è l'entrata di casa
di Rosita. Io realizzo solo dopo che quel passaggio tra le canne di bambù è l'ingresso di casa, del suo mondo intoccabile senza
pareti, tra le piante di mango. La chiamiamo, ma lei non risponde. Proseguiamo
e poco lontano c'è casa di Pedro, il fratello di Rosita.
Eccoli, sono lì che escono per vedere chi c'è e poi tornano nella baracca, come per nascondersi. Entriamo per salutare e
dall'ondata di fumo che ci travolge ci accorgiamo che stanno preparando il
pranzo. Sono entrambi malati, Pedro parla un po’ mentre Rosita non
dice una parola, tutta la sua attenzione va alla zuppa che sta cucinando.
Hermana Mercedes chiede un po’ di cose a Pedro e non so come, ad un
certo punto ci ritroviamo a parlare dei mondiali di calcio! Ebbene si, Pedro
era più informato di me, che non è molto difficile se
si parla di calcio, ma è incredibile come viva in condizioni
al limite dell'inimmaginabile e sia informato sui mondiali e sui calciatori più bravi! Poi ci racconta che alla sera a volte va "in centro" a
Tunan e lì, guardando la tv da qualche parte, sta la fonte di tutto
il suo sapere. Gli lasciamo qualcosa da mangiare e da bere e li salutiamo.
Prima erano "Rosita y Pedro", semplicemente due nomi, ora sono due
volti, due storie, due hermanos che non dimenticherò mai. Torniamo verso il centro di Tunan dove incontriamo Marta, la
"referente" della suore per questo paesino. Ci racconta di Anton
(Antonio Victor) un anziano con una situazione un po’ delicata e decidiamo di andarlo a trovare. Al primo sguardo si incontra un
viso sofferente. Ha 83 anni, un ernia inguinale e poco tempo fa lavorando nei
campi è caduto ed un ferro si è infilato nella sua
gamba. Non so con quale forza e coraggio è riuscito a toglierselo e fare in modo
che qualcuno chiamasse l'ambulanza (che qui c'è da solo un mese).
Ora fisicamente sta un po’ meglio ma non può lavorare, non ha nessun sostegno economico, ha dei conti in sospeso da
sanare e la sua compagna l'ha praticamente abbandonato perché è un uomo incapace di provvedere al "cibo".
Parliamo un po’ con lui e cerchiamo di convincerlo a
trasferirsi a Paramonga in una casa di accoglienza per anziani, così da poter ricevere tutte le cure necessarie, ma lui non vuole. Come Rosita
e Pedro, lui vuole rimanere a casa sua e poter lavorare, così da sistemare la sua situazione. E anche in questo caso mi chiedo:
"qual è il modo migliore per aiutarli?".
Mentre i pensieri viaggiano, la visita continua e bussiamo ad un'altra porta. Ci apre una ragazza che ci accompagna da Alan, un ragazzo che all'età di 8 anni è stato investito sulla strada che
attraversa Tunan dove macchine e camion corrono come in un gara di rally. Ora
si ritrova paralizzato su una sedia a rotelle, ma ha uno sguardo che ti fa intuire
immediatamente che capisce e nonostante tutto ti sorride. Quello che mi lascia
senza parole e non mi spiego è che Alan si trova in una stanza a
mangiare da solo, mentre gli altri sono in cucina. Infine incontro Ester, una simpatica signora che sogna l'Italia. Sono quasi le 17.00 e torniamo a
Paramonga con gli occhi, il cuore e la testa scossi, da una specie di terremoto
che non trova spazio per disperdere la sua forza. Rimango in attesa delle
scosse di assestamento, nel frattempo continuo a camminare.
Questa volta il testimone passa a Martina e vola fino in Perù ...
….è arrivato il momento di
partire! Dopo l’esperienza ai Quartieri Spagnoli di Napoli, il percorso
continua! E se l’unico cammino è “scendere”, io provo ad accogliere l’invito di
uscire e scendere a condividere un po’ di strada e un po’ di vita con los hermanos
peruanos! Cercherò di assaporare e custodire ogni momento ed ogni incontro per
raccontarvelo e portarvi un po’ con me per le strade di Lima.Un ringraziamento
a chi mi ha accompagnato fino a qui e a tutte le persone che mi accoglieranno
in Perù.
Un abrazo, Martina
Un abrazo, Martina
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