ESPERIENZA A NAPOLI QUARTIERI SPAGNOLI DAL 24 SETTEMBRE 2014
I PUNTATA
Ho percorso più di mezza Italia in
poche ore e non me ne sono neanche accorta, la prossima volta devo ricordarmi
di prendere un posto finestrino.
Il paesaggio scorre in senso
contrario rispetto alla direzione del mio sedile, quasi a dirmi di lasciare
indietro ciò che non serve, tanto il treno va avanti veloce lo stesso. O magari
è solo un caso, in fondo, se mi fossi seduta solamente due posti più avanti
avrei visto Napoli spalancarmisi davanti. Invece la città nasce piano piano,
con il Vesuvio che mi copre le spalle.
Ad accogliermi c'è la caoticità di
Napoli all'ora di pranzo, dove sulla metropolitana "puoi dimenticarti che
ti facciano scendere prima di salire", ma poi ecco i vicoli e i sorrisi
dei bambini, con un cartello di benvenuto.
In questo tempo ho cercato di
entrare in punta di piedi nella quotidianità di casa Efraim, fatta di bambini,
cucina, compiti, pulizie, giochi, preghiera... non in questo ordine e
importanza! Ogni mattina, dopo lodi e colazione, ognuno si divide nei propri
impegni: telefonate, riunioni, programmazione, cucina, pulizie, visite per le
comunioni. Io ascolto le esigenze, se posso aiuto, o mi dedico un po' allo
studio. Sono partita anche per raccogliere materiale per la tesi, che avrà una
base antropologica, quindi i Quartieri sono come un libro, da leggere con
attenzione, senza cadere in facili preconcetti.
Intorno alla mezza mi sposto in
cucina, da dove arriva il profumo del pranzo, si apparecchia almeno per sette
persone. Sono quattro i bambini che aspettano sempre le suore usciti da scuola,
questo mese c'è anche un piccolino dell'asilo, poi un bimbo che dorme qui per
un'emergenza in casa, a volte un educatore, a volte un volontario... la tavola
è sempre animata! Dopo pranzo, e soprattutto dopo il caffè, arrivano gli altri
bambini, che mangiano a casa, si gioca un po' e alle tre ci si siede intorno al
tavolo. Qualche avviso, com'è andata la scuola, due chiacchiere e i compiti da
fare, che si iniziano tra una lamentela e un sorriso; poi ancora giochi e
merenda. Per ora ci si saluta alle 17, visto che il progetto della casa è da
poco ricominciato e devono partire altre attività, ma la giornata non è ancora
finita: qualche bambino rimane ancora per i compiti, ci si confronta sulla
giornata, una bambina ritorna per la cena. Intorno alle 22 inizia a calare il
silenzio, ma solo nella casa, dal cortile interno infatti, le voci, prima dei
piccoli poi dei grandi, durano almeno per un'altra oretta.
Nel weekend la casa è più
tranquilla, ci si riposa, si fa qualche lavoro, si esce: abbiamo partecipato al
Mondiale dei giovani del Sermig, siamo state al Santuario di Madonna dell'Arco
per una professione perpetua, abbiamo visitato Sorrento.
Ogni giornata è scandita da urgenze
quotidiane: storie che si intrecciano, richieste d'aiuto, gravidanze inattese,
malattie... L'incertezza sembra farla da padrona, ma le situazioni si
risolvono, con il tempo, e l'attesa, condita dalla preghiera, è una cara
compagna.
L'ordinarietà diventa
straordinaria, nel senso di “fuori dall'ordinario”, ogni vita esce dal tracciato,
e spesso lo stupore è solo mio; mi ha colpito una suora che, raccontando una
situazione che ha affrontato, ha detto “Ho rimesso gli occhiali della
normalità”, mi fa pensare che la normalità, la norma, sia strettamente
personale e che ci vogliano nuove lenti per leggere questa realtà.
Sentirsi accolti in Casa Efraim è
facile, si condivide pressoché tutto, dal malessere alla notizia del giorno. È
la realtà fuori ad essere più oscura e travolgente, il rumore dei motorini è il
sottofondo di ogni spostamento, le urla per parlarsi a pochi centimetri di
distanza, la musica che esce alta dalle case, i vicoli stretti, i fili dei
panni stesi, i “servizi” (le pulizie) del sabato mattina, le strade consumate
dai passi.
Sono stata testimone del passaggio
alla raccolta differenziata, che significa niente più cassonetti straripanti e
sacchetti davanti ai portoni, ma piazzette più pulite e ordine davanti ai
palazzi. La novità sembra essere stata ben accolta, ho sentito più persone
scambiarsi informazioni sulla nuova metodologia di raccolta ed è bello vedere i
bambini continuare a giocare a calcio ma in una piazzetta senza bidoni .
Prima di partire la frase che tutti
gli adulti mi hanno ripetuto è "Stai attenta!", un ammonizione
dettata da paura e preoccupazione. É proprio un consiglio che voglio seguire:
prestare attenzione a ogni minima sfumatura, a tutte le sfaccettature che
renderanno Napoli casa per questi mesi.
Un giorno, da una casa uscivano
forti le note di “Show must go on” dei Queen, mi sembra descriva bene la realtà
che sto vedendo...
https://www.youtube.com/watch?v=4ADh8Fs3YdU
Il 24 settembre Sara è partita per Napoli per un'interessante esperienza nella comunità dei Quartieri Spagnoli. la ricordiamo e ... facciamo il tifo per lei in attesa di notizie!
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